mercoledì 4 luglio 2012

Il migliore

Questo giocatore è diverso da tutti gli altri. Gli altri li ho conosciuti grazie alle mie letture, ai film, tramite la tv, ecc... Ma questo è diverso. A mio padre non piace il calcio. L'unico a cui piace un po' è mio nonno. E proprio lui, 8-9 anni fa mi parlò di questo giocatore di origini italiane.
Dunque, proprio per questo, oggi vorrei fare qualcosa di diverso.
Parto subito con tutti i titoli vinti da questo straordinario campione.
Con l'Argentina gioca e vince la Copa America nel 1947, segnando 6 gol.
Con il River Plate, vince due Campionati Argentini nel 1945 e nel 1947, anno in cui diventa capocannoniere con 27 gol
Nei Millonarios, vince tre volte il Campionato Colombiano nel 1949, 1951 e 1952 e una Coppa di Colombia nel 1953. Nel 1951 e nel 1952 vince pure la classifica marcatori con 31 e 20 gol.
Ma è nel Real Madrid che entra nella leggenda. Otto volte vincitore della Liga, nel 1953-1954, 1954-1955, 1956-1957, 1957-1958 e dal 1960-1961 al 1963-1964 e una Coppa del Re nel 1962.
Si conferma miglior marcatore in ben cinque anni: nel 1954 con 27 gol e poi ininterrottamente dal 1956 al 1959, prima con 24 gol, poi con 31, ancora con 19 ed infine con 23.
Finita qui? Macché! Vi parlavo di leggenda. E questo signore qui è una leggenda d'Europa.
Vincendo la Liga nel 1955, ha la possibilità di partecipare alla prima edizione della Coppa Campioni.
Il Real Madrid spazza via tutti e si aggiudica il trofeo contro lo Stade Reims a Parigi per 4a3. E neanche a dirlo, segna il primo gol dei Blancos e apre la rimonta.
Chi vince la Coppa, ha la possibilità di riparteciparvi l'anno dopo anche senza vincere il proprio Campionato. Ed è proprio quello che capita al Real Madrid, che non si fa certo pregare, vincendo ancora nel 1957. Non contenti, vincono ancora nel 1958, 1959 e 1960. Facendo un record: nessuna squadra è ancora riuscita a vincere più di tre edizioni di fila. Loro ne hanno vinte cinque!
Dopo lo Stade Reims, toccò alla Fiorentina essere battuta, 2a0. Sapete chi aprì le marcature? Proprio il giocatore di cui vi sto parlando.
Nel 1958, fu il turno del Milan. Sapete chi segnò il primo gol del Real Madrid, l'1a1? Proprio lui. Alla fine il Real vincerà 3a2.
Nel 1959 tocca nuovamente allo Stade Reims. Il Real vince 2a0 e il nostro giocatore segna il secondo gol.
Nel 1960 in finale ci arriva l'Eintracht Francoforte... purtroppo per loro! Finisce 7a3 ed entra nei record come la finale di Coppa Campioni/Champions League con più reti. E pensare che erano andati pure in vantaggio. Poi il nostro giocatore, insieme ad un suo amico ungherese, mettono le cose a posto. Tripletta del nostro giocatore, quaterna per il suo amico, che entra anche lui nei record: nessuno ha più fatto quattro gol in finale.
Nelle edizioni del 1957-58 e 1961-1962, vince la classifica marcatori con 10 e 7 gol.
Nel 1957 gli viene assegnato il secondo Pallone d'Oro della storia. Il suo secondo Pallone d'Oro gli verrà dato due anni dopo, nel 1959. E nel 1989 gli viene dato il SuperPallone d'Oro, come giocatore più forte di tutta la storia del calcio europeo.
Se non avete ancora capito di chi stia parlando, prego, potete uscire dalla pagina.
Se invece l'avete capito appena vi ho parlato di River Plate e Millonarios, vi prego di aggiungervi a me in una standing ovation per questo giocatore. La Saeta Rubia. Alfredo Di Stefano.


Ho sempre fatto una distinzione tra "geni del calcio" e "campioni". Il nostro Alfredo appartiene di sicuro alla prima categoria. Lui era un genio del pallone. Faceva cose che gli altri non pensavano nemmeno di poter fare.
Lui era un attaccante moderno. Aveva il 9, ma si muoveva come se fosse un 10. Lui era il primo a pressare la squadra avversaria. Quando gli altri attaccavano, te lo ritrovavi subito nella tua trequarti per difendere, prendere palla all'avversario, correre via verso la porta avversaria, ingaggiare duelli con gli avversari o facendo 1-2 con i compagni. Ma la sostanza, alla fine, era sempre la stessa. Segnava. E segnava, segnava, segnava.
Lui stupiva di continuo. Facendo colpi di tacco dal nulla (quando il colpo di tacco a momenti nemmeno esisteva) o finte di corpo impensabili per l'epoca. O magari i suoi famosi doppi passi.
Era un attaccante completo, moderno. Lo trovavi in ogni zona del campo. Pronto a difendere, impostare e finalizzare. Se Cruijff è stato il miglior artefice del Calcio Totale olandese degli anni '70, negli anni '50 e '60, Di Stefano era già avanti anni luce. Lui ha reinventato la posizione di attaccante.
Per questo è stato un genio del calcio. Lasciate stare i premi, i gol, lasciateli stare. Alfredo Di Stefano ha preso il calcio dell'epoca, si ci è integrato e lo ha migliorato dall'interno, portandolo ad un livello successivo.


Dicevo che segnava. Segnava tantissimo. 332 gol in 372 partite totali con il Real Madrid. 10 gol in 25 presenze di Campionato con l'Huracan. 66 presenze e 45 gol con il River Plate. Nei Millonaros segnò 267 reti in 292 gare totali.


Oltre ad avere un ottimo fiuto del gol e un ottimo tiro, destro o sinistro non faceva differenza, aveva pure un velocità straordinaria. Da far invidia ad un centometrista dell'epoca. Non a caso fu nominato la Saeta Rubia, la freccia bionda.
Ma la sua vera forza era il fisico. Non per l'altezza (1,75m), ma per come lo sfruttava e per la forma fisica che aveva. In allenamento si dannava più di tutti per migliorare il proprio fisico, fino al punto di rendersi instancabile e di continuare a giocare ad altissimi livelli fino a 38 anni. Prima di andare all'Espanyol e ritirarsi ufficialmente all'età di 40 anni.
E approposito di allenamenti, voglio farvi leggere un pezzo detto da Alfredo Di Stefano:
«Per diventare bravi giocatori occorre pensare giorno e notte al pallone. I giovani che vogliono fare solo quattrini senza fatica o svolgere altri mestieri, anche soltanto per distrarsi, mentre giocano da professionisti, sbagliano, perché infallibilmente toglieranno, anche senza accorgersene, tempo prezioso al loro mestiere. Io non sono mai stato molto disciplinato nella vita privata, ho bevuto botti di vino e ho mangiato quintali di pesce fritto, ma tutto questo mi serviva per stordirmi e non pensare ad altro. E dormire. Ma in sostanza io mi sono mortificato in campo in allenamenti durissimi, mentre nei giovani d'oggi c'è la tendenza ad allenarsi poco e a non saper soffrire. Gli allenamenti duri, massacranti, estenuanti, sono indispensabili ad un campione, formano il campione. A me hanno dato l'ossatura. Il campione deve essere ambizioso ogni giorno di più, ogni giorno più ambizioso del giorno prima».
Per sottolineare questa sua grande dedizione, vi propongo anche un aneddoto di quando giocava in Colombia.
"Giocando in Colombia con il Millionarios, scagliò un tiro potentissimo dai 30 metri colpendo la traversa. Il pallone fu conquistato da un avversario che partì in contropiede, Di Stefano lo inseguì e glielo soffiò, prese a correre come un treno, chiese il triangolo a Pedernera ed infilò il portiere avversario.
Pedernera, un grande del suo tempo, gli si avvicinò e gli disse: Alfredo, questo gioco ci dà da mangiare, cerca di non ridicolizzarlo".


Ma tutta la fortuna che ebbe nei club, non la ebbe in Nazionale. Anzi, nelle Nazionali. Infatti, giocò sia per la sua patria, l'Argentina, sia per la Colombia, dove si rifugiò a giocare dopo lo sciopero dei calciatori argentini, infine nella Spagna, dove è andato ad un passo dalla partecipazione ai Mondiali cileni del 1962.
Nel 1950, l'Argentina si rifiutò di partecipare al Mondiale brasiliano. Dunque, niente Mondiale per Alfredo.
Preso il passaporto colombiano, giocò la miseria di quattro partite. Ma non partecipò ad alcun Mondiale.
Nel 1956 diventa cittadino spagnolo. Pronti via ed è subito convocato. Gioca 31 partite e segna 27 reti. La Spagna si qualifica al Mondiale cileno e Di Stefano è convocato.
Ecco, ci siamo. Alla bella età di 36 anni, il grande Alfredo, può esordire nella massima competizione mondiale e scrivere il suo nome nella storia.
Tutto bello. Troppo bello. Qualche mese prima dei Mondiali, i muscoli provati da tante battaglie fanno harakiri e negano a Di Stefano di poter andare ai Mondiale. E chissà, magari negano anche di poter superare ufficialmente Pelé e Maradona come migliore di sempre.



E se alcuni fanno ancora la battaglia su chi sia il migliore tra Pelé e Maradona, io sto dalla parte di Pelé. Non perché penso sia il migliore, ma per quello che disse una volta. "La gente discute di Pelé e Maradona. Per me il migliore è stato Di Stefano".
Uno talmente bravo con il pallone, da farmi piangere ogni volta che vedo quei video in bianconero.
Se il mio calciatore preferito è in assoluto George Best, io mi inchino davanti a questo professionista.
Perché, come dicevano, "Era come avere 2 giocatori in tutti i ruoli quando c'era Di Stefano. Ma in porta non era un granché".


Un video di Di Stefano, "comparato" al suo amico ungherese di cui vi parlavo. Quel Ferenc Puskas, spesso troppo dimenticato. Ma anche lui se la cavava bene. Lo stesso Alfredo dice che Puskas, gridava "gol" prima di tirare. E alla fine "gol" lo urlava tutto lo stadio.
Ma questa è un'altra storia.
Oggi ve ne ho raccontata un'altra. Quella del grande Alfredo Di Stefano. Nato il 4 luglio 1926 e che oggi fa 86 anni. Auguri Saeta Rubia!

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