domenica 24 marzo 2013

El Tano spazza via tutti i record


Il calcio è bello perché non smetti mai di imparare. 
Prendiamo ad esempio ieri, quando un mio amico mi ha scritto dicendomi "Tuc ho trovato un nuovo amicone con cui potrai arricchire il tuo blog", lasciandomi un po' stranito. Della serie: e adesso con cosa se ne esce? Se n'è uscito con il nome Delio Onnis, uno che merita sicuramente qualche attenzione. A maggior ragione oggi, giorno del suo compleanno.
Delio Onnis nasce in provincia di Roma il 24 marzo 1948, ma si trasferisce quasi subito in Argentina dove inizia a dare calci ad un pallone e dove viene soprannominato El Tano (l'Italiano). Dal 1963 al 1971 gioca prima nell'Almagro e poi nel Gimnasia La Plata, mettendo assieme 113 presenze e 64 gol. Nel 1971 si trasferisce allo Stade de Reims, dove resta solo due stagioni facendo un'ottima figura. Nel 1973 avviene il passaggio al Monaco in cui riesce ad affermarsi come uno dei più prolifici attaccanti in circolazione. Qui rimane stabilmente tra i primi due cannonieri del campionato (salvo la prima stagione e quella in cui il Monaco era in Seconda Divisione), ingaggiando un bel duello con Carlos Bianchi. Alla fine avrà vinto la classifica due volte, più quella della seconda divisione, oltre ad una Coppa di Francia nel 1980 e al titolo francese nel 1977/78. 
Conclusa la sua esperienza con il club del Principato, decide di andare nel neopromosso Tours, in cui vince la classifica marcatori altre due volte. Nel 1983 va al Tolone, confermandosi re dei bomber un'altra volta nel 1984, per poi ritirarsi a 38 anni nel 1986.

In Nazionale non ebbe fortuna, infatti non venne mai convocato dalla Selezione Argentina, mentre per quella Italiana le regole dicevano che non poteva essere preso in considerazione.
In totale i titoli di capocannoniere sono 6 (5 in Ligue 1, 1 in Ligue 2), con 3 secondi posti sempre dietro a Bianchi. I gol in carriera sono 363 in 594 partite, il che fa di lui (secondo la IFFHS) il 17esimo goleador di sempre.

I suoi 299 gol nel massimo campionato francese sono ancora oggi un record che difficilmente potrà essere battuto. 




sabato 23 marzo 2013

Una strana promessa


Vincere la UEFA Champions League è un po' il sogno di qualsiasi club europeo. Ma anche il solo partecipare, a volte, può essere abbastanza. 
Oggi voglio parlare del FK Vidar, una squadra della Terza Divisione norvegese. Una squadra molto ottimista a quanto pare... o forse non troppo. Infatti, non contenta di essere relegata nei bassi fondi del calcio norvegese, la squadra ha annunciato che già nel 2014 sarà in Prima Divisione. Ma non finisce qui, perché ha anche promesso che andrà in Champions League. Volete sapere l'anno? Nel 2043! 
Insomma, saranno pure ottimisti ma almeno sono ancora realisti.
Per promuovere la loro sfida, hanno creato due account su Twitter, uno nazionale e uno internazionale. Io vi posto il link di quello internazionale, che ha già raggiunto oltre 1500 followers, e quando il Vidar sarà in Champions fra 30 anni potrete dire di aver seguito tutta la loro storia. 

Buona fortuna!


mercoledì 20 marzo 2013

9 dicembre 2012: mio pensiero su Gerd

"Sì, sono un povero malato di calcio. Uno di quelli che si emoziona ad ogni partita, ad ogni gol, ad ogni assist, ad ogni giocata... ad ogni record.
Durava da 40 anni questo: 85 gol nel 1972, Gerd Mueller si era fatto definitivamente grande.
Poi arrivò un argentino, nome Lionel, cognome Messi. L'anno non è ancora finito e lui ne ha già fatti 86; record battuto. Superato.
Io, questo record lo sentivo mio. Come se fossi cresciuto negli anni '70 e avessi visto ogni singolo gol di quegli 85. 85 volte Gerd. Il miglior bomber della storia.
E allora una domanda viene spontanea: Messi è meglio del Re dei bomber?
Non penso, ma non voglio esprimermi.
Sono un malato di calcio. E mi emoziono ad ogni record battuto. Gerd, mi dispiace, mi dispiace perché te avevi fatto meno partite di Messi.
Mi dispiace perché l'arte del saper fare gol è tua. E tale rimarrà. Messi può arrivare anche a 90, per me rimarrai sempre meglio te.
Mi dispiace Gerd, ma ora mi devo alzare e applaudire a questo argentino.
Non è giusto che ti abbia superato. Ma, se non ricordo male, lo dicesti anche tu "i record sono fatti per essere battuti".
E allora spero che quando avrò 56 anni, arrivi un tedesco piccolo e tarchiato e ne metta dentro 100 in un solo anno. E se poi fa Mueller di cognome, tanto meglio.
Bravo Messi, ma Gerd è Gerd... ed è meglio, semplicemente perché lui mi ha fatto emozionare con i suoi modi di fare un po' goffi, ma pur sempre efficcaci."


Il primo gol di Best

26 dicembre 1963: Burnley-Manchester United 6-1

Quarantotto ore dopo, la cabala decise che era già tempo di vendetta.

28 dicembre 1963: Manchester United-Burnley
Lo United veniva da due pesanti sconfitte. Oltre a quella del Turf Moon, era arrivato anche un sonoro 4-0 al Goodison Park. La situazione era nera e Sir Matt lo sapeva; servivano forze fresche.
Due nomi: Willie Anderson e George Best.
La partita del 28 dicembre finì 5-1 per i Red Devils e Best offrì una prestazione generosa, condita da un gol, il primo con lo United. E pensare che George non voleva neanche andarci a quella partita perché non era sicuro di giocare. Voleva restare a casa con la sua famiglia a Belfast, a Burren Way. Ma alla fine ci andò e si prese i complimenti di Pat Crerand e Bobby Charlton, che ne esaltarono le qualità.
In più, c'era un Old Trafford in festa. Forse aveva già capito che aveva davanti un fenomeno: pensare che aveva solo 17 anni!
Finita la partita prese il treno per Liverpool e il vascello per tornare nella sua Irlanda del Nord.
Arrivato a casa trovò la sua famiglia che lo accolse a braccia aperte. Anche lì, anche a Burren Way era arrivato l'eco della vittoria del Manchester. Sul Belfast Telegraph si vedeva l'immagine in bianco e nero della vittoria dei Red Devils con un ragazzo sorridente sullo sfondo.
Il suo nome era George Best e quel giorno divenne Best.


Withe e Morley stendono il Bayern


Il calcio inglese tra gli anni '70 e '80 è stato uno dei più forti a livello di club, portando a casa 7 Coppe Campioni dal 1977 al 1984, piazzando squadre in finale anche nel 1975 e nel 1985. Insomma, per 10 anni i padroni sono stati loro.
Nel 1975 la Coppa la vinse il Bayern, che superò il Leeds United 2-0 al Parco dei Principi di Parigi. Dunque, quando l'Aston Villa approdò in finale nel 1982 proprio contro il Bayern Monaco, la sfida sapeva di rivincita per i colori inglesi. 

Shaw, Morley e Withe

Nella finale del 26 maggio a Rotterdam i campioni li aveva il Bayern: Rummenigge, Hoeness, Breitner, erano sicuramente i migliori in campo. L'Aston Villa rispondeva con Mortimer, Shaw, Morley e Withe, autori del trionfo nella First Division dell'anno prima. I tedeschi avevano i favori dei pronostici e puntavano dritti al loro quarto trionfo europeo, ma non avevano fatto i conti con gli uomini di Tony Barton e con il portiere Nigel Spink.
Spink entrò al 10' del primo tempo per sostituire l'infortunato Rimmer (di cui ho già parlato http://calciobybeppe.blogspot.it/2013/02/il-sostituito-vincente.html) e parò praticamente qualsiasi conclusione che Breitner e compagni fecero, negando loro la strada del gol in diverse occasione. 
I Villans, vedendo la grande forma del loro portiere di riserva, non si fecero pregare e lo ripagarono segnando il gol che decise la partita, dopo una bella azione corale: Shaw vede il corridoio per Morley che è abile a mettere il pallone in mezzo per Withe che, a porta sguarnita, deposita in rete il gol dell'1-0. Era il 67', il Bayern troverà il pareggia... in fuorigioco. Al 90' il risultato sarà lo stesso e l'Aston Villa diventerà la quarta squadra campione d'europa inglese dopo Manchester United, Liverpool, Nottingham Forest. Questa era la sesta vittoria di fila di club inglesi nella Coppa, a dimostrazione del dominio che i britannici avevano saputo imporre.
Per la squadra di Birmingham quello è stato il più importante trionfo nella loro storia e Withe e compagni sono idolatrati ancora oggi.




martedì 19 marzo 2013

Owen si ritira

“Comunico con grande orgoglio la mia intenzione di ritirarmi dal calcio professionistico al termine di questa stagione. Dopo una carriera che mi ha visto debuttare a 17 anni con il Liverpool, prima di passare a Real Madrid, Newcastle United, Manchester United e Stoke City. Senza dimenticarmi delle 89 occasioni in cui ho rappresentato il mio Paese con la maglia della Nazionale. Adesso sento è che giunto il momento di far calare il sipario sulla mia carriera”. 
Apre così la lettera sul suo sito personale Michael Owen, 34 anni a dicembre, che ha comunicato il suo ritiro dal calcio professionistico. 
Tra la fine degli anni '90 e l'inizio dei 2000 è stato uno dei miglior attaccanti europei in circolazione, poi i continui infortuni ne hanno ridotto la forma fisica, facendogli perdere gran parte dello smalto mostrato nei suoi anni migliori con la maglia del Liverpool.
Owen si ritiene fortunato in quanto considera la sua carriera "Una cosa che avrebbe potuto solo sognare". Continua ringraziando tutti, dai compagni agli allenatori, dai fan agli sponsor, ma soprattutto la sua famiglia. "Dai campetti gelati fino a spaventare i migliori difensori del mondo negli stadi migliori. Non avrei mai potuto farlo senza voi".
Solo i migliori possono impensierire i migliori. Michael è stato uno dei più grandi attaccanti della storia dell'Inghilterra e i suoi 40 centri con i Three Lions lo dimostrano. 
Quando si ritirano questi giocatori il calcio ci perde sempre, indipendentemente dal tifo e dalla nazionalità. 
Non rimane che augurare a Michael un in-bocca-al-lupo per quello che farà da maggio in poi. Per ora continuerà a giocare nello Stoke City e quegli stadi di cui parla nel suo sito potranno ancora essere una realtà vissuta in prima persona.
Continua così Michael!

Michael Owen con il Pallone d'Oro ricevuto nel 2001

lunedì 18 marzo 2013

25 giugno 2012 - 18 marzo 2013: 99 post di passione...

... e il centesimo pure!
Era la scorsa estate, quando dei miei amici mi consigliarono di creare questo blog per "ampliare" il raggio di persone che mi seguivano. Non che fossi interessato a diventare "popolare", ma il fatto di scrivere su un blog tutto mio anziché su Facebook era sicuramente una cosa positiva; se non altro perché almeno avrei avuto molto più spazio.
Sono passati 9 mesi da quel giorno, dal primo post fatto quasi per gioco, dai primi complimenti. Poi uno ci prende gusto, voglio dire: chi non amerebbe scrivere della cosa che lo entusiasma di più? Io ovviamente adoro scrivere di calcio e farlo su questo blog è il mio passatempo preferito e i complimenti che mi fate rendono il tutto ancora più bello. Perché sarà pur vero che non sono uno vanitoso, o che cerca di piacere agli altri, ma i complimenti son sempre ben voluti da tutti.
Scrivendo qui mi son praticamente passato l'estate: luglio e agosto li ho passati a scrivere post sui calciatori e sulle partite, ma anche sugli aneddoti che più mi interessavano. A molti ho fatto conoscere giocatori e cose nuove, e questa è una bella cosa, perché arricchire la propria cultura (in qualsiasi campo) è sempre positivo. E io sono sempre molto contento quando mi dicono "Hey, sai che questa cosa non la sapevo? Bravo per averla scritta!".
Da settembre a dicembre mi son completamente disinteressato del blog, non scrivendoci niente. Così come a gennaio. Poi a febbraio si è riaccesa la fiamma e Gyula Grosics mi ha spinto nuovamente qui: un amore, quello per l'Ungheria degli anni '50, che si è ancora rivelato importante nella mia "vita calcistica". Da lì in poi non mi sono più fermato, non solo a scrivere ma anche ad arricchire quella cultura calcistica che tanti complimenti mi ha fatto ricevere. Sempre più statistiche, sempre più aneddoti, sempre più cose imparate, ma soprattutto da imparare. Non bisogna mai mettere fine alla propria voglia di sapere, perché ampliare le tue conoscenze è sempre una gran cosa.
Adesso sono qui, con 99 post, 99 titoli, scritti e riletti. Sempre con la stessa passione. Ed è con la medesima passione che io oggi faccio i complimenti a voi per seguirmi. 
Un bel grazie a tutti voi, perché senza di voi non ne avrei sicuramente scritti 100!

Per ora sono 100, ma ben presto arriverà la carica dei 101.

GRAZIE!



Frankie fa 200 nel suo Derby

Il calcio è bello perché, a volte, è come un ritorno al passato. Prendiamo per esempio Frank Lampard, bandiera storica del Chelsea, che debuttò in Premier League con la maglia del West Ham United nel 1996.

Ieri si è giocato il Derby proprio tra queste due squadre a Stamford Bridge e ovviamente Frankie è partito titolare, prendendosi ancora una volta la squadra sulle spalle e trascinandola alla vittoria aprendo le marcature al 19' del primo tempo, prima che hazard completasse l'opera al 50'. Una vittoria importantissima per i Blues, dato che il Tottenham nell'altro Derby di Londra contro il Fulham, ha perso 1-0 a White Hart Lane, arrendendosi al gol del solito Dimitar Berbatov. Grazie a questi due risultati il Chelsea ha scavalcato gli Spurs al terzo posto dietro i due Manchester, potendo contare anche su una partita in meno.

Lampard stacca di testa sul cross di Hazard


Ma ancora più importante della vittoria è il gol di Lampard. E' infatti la rete numero 200 con la maglia della squadra di Londra, in "sole" 595 partite: cifre da record per un centrocampista! 
Nel mirino ormai c'è solo Bobby Tambling, autore di 202 realizzazioni tra il 1959 e il 1970 con i Blues e miglior marcatore nella storia del club. Frankie è lì, a sole due lunghezze, e considerando che questa (molto probabilmente) sarà l'ultima stagione al Bridge, vorrà andarsene da miglior goleador di sempre del Chelsea. Ma anche se non riuscirà a fare questi 3 gol da qui alla fine della stagione non cambierà molto, tanto i tifosi lo sanno già: "Lampard is a legend", come dimostrano gli striscioni a Stamford Bridge.
Good luck Frankie!





sabato 16 marzo 2013

Un discorso che è valso una semifinale


Il Derby County è un piccolo club della città di Derby, situata nell'est dell'Inghilterra. 
I suoi più grandi successi sono una FA Cup nel 1946, ma soprattutto due titoli inglesi, uno nel 1971/72 e l'altro nel 1974/75. Più in particolare il primo è quello più importante, per due ragioni: ovviamente perché fu il primo, garantendo la prima partecipazione alla Coppa Campioni della squadra, ma anche perché sulla panchina di quella squadra c'era Brian Clough, uno dei migliori tecnici inglesi della storia, insieme al suo assistente Peter Taylor.

Nella stagione 1972/73 il Derby County si ritrovò a dover fronteggiare i migliori club d'Europa, tra i quali il Benfica, che eliminò negli ottavi di finale.
La magia del Derby venne interrotta in semifinale dalla Juventus. Un'eliminazione non senza polemiche, tra cui quelle del solito Clough. Ma lasciamo stare queste storie vecchie di 30 anni e ormai chiuse da un pezzo. 
Lasciamo stare le polemiche di Clough, perché se il Derby arrivò fino a lì fu soprattutto merito del manager di Middlesbrough. Anche grazie ad un discorso che è entrato nella leggenda. 

"Dimenticatevi il West Bromwich Albion del cazzo. Dimenticate l'Everton. Dimenticate il Norwich e dimenticate il Chelsea. Tutti possono giocare contro il West Bromwich Albion. Contro l'Everton, il Norwich e il dannato Chelsea. Ma questa è la Coppa dei Campioni. Ogni anno c'è una sola squadra inglese che gioca questa coppa. Stasera quella squadra siamo noi. Non il Liverpool. Non l'Arsenal. Non il Manchester United. Non il Leeds United. È il fottuto Derby County a essere là fuori, su quel campo e nei libri di storia. Perciò andate fuori, su quel campo, in quei libri di storia, e divertitevi, cazzo, perché se non lo fate potrebbe non capitarvi mai più"



Si divertirono talmente tanto da arrivare fino alla semifinale, scrivendo una bellissima pagina in quei libri di storia. Gli stessi libri di storia che mettono Clough tra i migliori allenatori di sempre.
Il Derby vincerà il titolo due anni dopo con Dave Mackay, che giocò proprio sotto la guida di Clough, non vincendo però il titolo del '72 perché era andato ad allenare lo Swindon Town. Ma per tutti il Derby County di Clough e Taylor resta inimitabile. 
Quel Derby resta nei libri di storia, proprio come voleva Clough.


Quel che rimane dell'Inghilterra in Europa



L'Europa League ha risollevato gli animi in Inghilterra. Newcastle e Chelsea hanno sconfitto Anzhi (1-0) e Steaua (3-1), ma con tanta fatica. Il Tottenham è stato umiliato a San Siro, ma il gol di Adebayor fuori casa ha consegnato la qualificazione agli Spurs. 
Adesso sognare di riportare il trofeo in Inghilterra dopo 12 anni (l'ultima volta fu il Liverpool), non costa nulla. Soprattutto quando gli avversari si chiamano Benfica, Rubin Kazan e Basilea. 
I sorteggi hanno sorriso alle inglesi, se non altro per il fatto che non sono state accoppiate. Il Chelsea andrà il Russia dal Rubin Kazan, il Newcastle rinnova il duello del Benfica con le inglesi e il Tottenham farà tappa a Basilea. Le due di Londra sono nettamente le favorite, mentre i Magpies dovranno fare attenzione ai portoghesi. 

Le gare di andata si giocheranno il 4 aprile, mentre il ritorno una settimana dopo. Solo allora sapremo chi saranno le 4 semifinaliste che si giocheranno la finale di Amsterdam e se l'Inghilterra riuscirà a salvare con l'Europa League una stagione europea davvero amara. 
Una stagione europea in cui l'Inghilterra sarà comunque protagonista nell'atto conclusivo, quella finale di Wembley del 25 maggio che Manchester United, Manchester City, Chelsea e Arsenal hanno sognato sin da subito, ma a cui hanno dovuto smettere di pensare anzitempo. E sotto il cielo di Londra non sarà una inglese a festeggiare; per la terza volta di fila.

Nell'altro quarto ci sarà la Lazio contro il Fenerbaçhe. I Biancocelesti potrebbero essere i veri antagonisti delle squadre di Sua Maestà.
Ma è ancora troppo presto per pensarci, prima si deve giocare il 4 e l'11 aprile, il resto si vedrà.


venerdì 15 marzo 2013

Un piccolo miracolo chiamato Malaga


Nella stagione 2011/12 il Malaga ha ottenuto il suo miglior piazzamento nella Liga, ovvero sia il quarto posto che gli ha consentito di partecipare alla UEFA Champions League 2012/13 partendo dai preliminari. Delle otto squadre ancora in corsa, gli spagnoli sono gli unici ad essere partiti dai preliminari, dove eliminarono il Panathinaikos con un 2-0 complessivo.
I biancazzurri non hanno una storia ricca di successi alle spalle, basti pensare che hanno disputato più stagioni  in Segunda Division che in Primera Division. Ma nel 2010 è arrivato uno sceicco che, tra il 2010 e il 2011, ha investito parecchi soldi per far competere la squadra anche in Europa. Adesso lo sceicco si è stufato della squadra ed ha intenzione di lasciarla, ma il suo obbiettivo è stato raggiunto. Il Malaga ad aprile giocherà i quarti di finale di Champions League contro il ben più quotato Borussia Dortmund, ma già essere arrivati fin qui è davvero un grandissimo risultato. 

Gran Parte del merito va dato a Manuel Pellegrini, tecnico cileno classe '53, che ha già allenato il Real Madrid e il Villareal, portando il Sottomarino Giallo alla semifinale di Champions nel 2006. Magari nell'immediato futuro non è pensabile di poter competere per arrivare fino lì, ma con qualche innesto qua e là il Malaga può far strada.
Ora tocca ai giocatori dimostrare il loro valore e centrare un'altra qualificazione alla Champions League dell'anno prossimo e far vivere ancora delle grandi notti europee ai loro tifosi.




Il cuore di Inter e Arsenal

Per Bayern Monaco e Tottenham, il ritorno dei loro ottavi di finale sarebbe dovuto essere una pura formalità. I bavaresi avevano stravinto all'Emirates contro l'Arsenal per 3-1, mentre gli uomini di AVB avevano strapazzato l'Inter 3-0 a White Hart Lane. Ma non hanno fatto i conti con la tenacia dei Gunners e dei nerazzurri.
Nella partita dell'Allianz Arena l'Arsenal ci ha messo tutta la grinta e il cuore che non si vedevano da qualche anno dalle parti di Londra, mentre l'Inter a San Siro è stata incontenibile per Gallas e compagni.


Gli uomini di Wenger sono andati in Germania con un solo obbiettivo: segnare (almeno) 3 gol e portare a casa una qualificazione che sembrava francamente impossibile.
Ci ha pensato Giroud dopo pochi minuti ad  accendere le speranze degli inglesi, che hanno creduto nel colpaccio fino alla fine, a maggior ragione dopo il gol di Koscielny a pochi minuti dalla fine. A quel punto solo un gol sarebbe bastato all'Arsenal per andare avanti ai quarti e centrare una miracolosa qualificazione. Cosa puntualmente non accaduta, anche perché il Bayern si è comunque dimostrato superiore e si è meritato la qualificazione. Agli inglesi rimane la sola consolazione di essere la prima inglese ad aver vinto in casa del Bayern Monaco in Champions League, più in generale la seconda a violare le mura dei tedeschi in Europa dopo il Norwich.



Discorso leggermente diverso per l'Inter. Zanetti & co. persero l'andata fuori casa e potevano contare sul fattore campo per riuscire nell'impresa. Impresa che di fatto è riuscita, perché Cassano, Palacio e l'autogol di Gallas avevano pareggiato i conti. Cambiasso ha avuto anche la palla del 4-0 a tempo praticamente scaduto, ma il suo diagonale è andato fuori di un soffio.
Nei supplementari Adebayor ha trovato il gol della badiera per il Tottenham. Un gol che vale doppio, perché segnato fuori casa e che di fatto ha condannato l'Inter. A nulla è valso il gol di Alvarez nel secondo tempo supplementare, ad andare avanti sono gli inglesi. Ma l'Inter di Stramaccioni è uscita a testa alta dall'Europa League, con San Siro ad applaudire.


Alla fine il cuore di Inter e Arsenal non è valso loro la qualificazione, ma ha regalato grandi emozioni ai loro tifosi e a tutti i tifosi di calcio in generale.
Champions League o Europa League non è importante, l'importante è crederci e non arrendersi mai.
Bravi!

mercoledì 13 marzo 2013

L'ultima fiera è tutta del Barcellona

Il 22 settembre 1971, Barcellona e Leeds United si affrontarono al Camp Nou per decidere chi era il campione assoluto della Coppa delle Fiere.
I catalani avevano conquistato la Coppa in due occasioni: nelle edizioni 1958/60 e 1965/66. Anche se va aggiunto che una selezione della città di Barcellona vinse la competizione nel 1955/58, quando si giocò per la prima volta.
Gli uomini di Don Revie si erano aggiudicati la manifestazione nel 1968 e proprio nel 1971, in quella che fu l'ultima edizione della Coppa.
Dunque era uno scontro tra la prima vincitrice e l'ultima.
Dopo un primo tempo senza spettacolo, nella ripresa si accesero i blaugrana. Al 6' Asenso faceva il primo gol, replicato al 38' da Duenas. A nulla valse l'1-1 di Jordan al minuto 8. Il Barcellona, con questa vittoria si aggiudicava il diritto di tenere la Coppa per sempre, divenendo il detentore del trofeo ufficiale.
Si chiudeva qui la Coppa delle Fiere, che venne inglobata dall'UEFA la stagione dopo entrando (tacitamente) a far parte della Coppa UEFA, senza mai, però, continuazioni degli albi d'oro.


martedì 12 marzo 2013

Il degno successore

Oggi è il 12 marzo e nel giorno di quello che sarebbe dovuto essere il suo 92esimo compleanno, voglio rendere omaggio a Joe Fagan.
Ma chi è Joe Fagan? Fagan è stato il successore di Bob Paisley, l'uomo che portò il Liverpool sul tetto d'Europa per ben tre volte. Nessuno come lui.
Paisley si ritirò nel 1983, lasciando la panchina appunto a Fagan. Nella sua prima stagione, il tecnico di Liverpool riuscì a vincere la First Division, la Coppa di Lega e portò nuovamente ad Anfield la Coppa dei Campioni. Era la quarta volta nelle ultime otto edizioni. Così facendo il Liverpool continuava il fantastico ciclo del calcio inglese, che aveva trionfato in ambito continentale anche con il Nottingham Forest e l'Aston Villa. Ma nessuno avrebbe mai immaginato ciò che sarebbe successo l'anno dopo, nel 1985.
Il contratto di Fagan era un biennale, quindi al termine della stagione 1984-85, avrebbe dovuto lasciare la squadra. Fu così e lo fece di sua spontanea volontà: poco prima della finale di Coppa Campioni contro la Juventus del 29 maggio 1985, Joe Fagan annunciava il suo ritiro, lasciando il posto al suo giocatore Kenny Dalglish. La partita venne vinta dalla Juventus, in quella che è tristemente ricordata come la strage dell'Heysel. Le squadre inglesi vennero duramente punite con cinque anni di sospensione dalle competizioni UEFA.
Si concludeva così uno dei cicli più vincenti della storia del calcio europeo.
Fagan non verrà mai ricordato come il suo predecessore Paisley, o come Bill Shankly, ma occuperà per sempre un posto speciale nella classifica degli allenatori vincitori della Coppa Campioni e sarà sempre considerato un degno successore di Bob Paisley.

Joe Fagan con la Coppa dalle grandi orecchie

sabato 9 marzo 2013

La Coppa Internazionale

Se vuoi essere considerato il migliore, devi battere i migliori. Abbastanza semplice quando si tratta di competizioni nazionali, più difficile quando si tratta di competizioni internazionali, perché all'inizio del '900 era molto complicato riuscire ad organizzare un torneo che comprendesse tutte le nazioni europee. Ma se è vera la frase che ho scritto all'inizio e se è vero che tutti vogliono dimostrare di essere i migliori, l'Europa aveva bisogno di una manifestazione comprendente le nazionali più forti dell'epoca. L'idea venne ad Hugo Meisl, allenatore dell'Austria, che concepì la Coppa Internazionale, un torneo a cui presero parte cinque nazionali (anche se forse non proprio le migliori) dell'Europa centrale: Italia, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia e Svizzera. La formula del torneo era il classico girone all'italiana con andata e ritorno, mentre la durata variò molto nel corso delle edizioni. 

Hugo Meisl (a sinistra) e Vittorio Pozzo (a destra)
La prima edizione fu nel 1927 e terminò nel 1930 con la vittoria dell'Italia allenata da Vittorio Pozzo, che si impose per un solo punto su Cecoslovacchia e Austria e di due sull'Ungheria, mentre la Svizzera finì con 0 punti. Questa fu anche l'unica edizione in cui un calciatore dell'Ungheria non vinse la classifica marcatori, infatti furono gli italiani Libonatti e Rossetti ad aggiudicarsi il titolo.
Libonatti e Rossetti
La seconda edizione venne giocata nel 1931 e nel 1932 e vide la vittoria del Wunderteam austriaco di Hugo Meisl sull'Italia campione in carica. Istvan Avar confermò di essere uno degli attaccanti più in forma del periodo e siglò 8 reti che gli valsero il premio come miglior marcatore.
Nel 1933 ebbe inizio la terza edizione, che finì due anni più tardi. In mezzo ci fu pure il Mondiale italiano del 1934, in cui furono proprio i padroni di casa a trionfare. Nel 1935 l'Italia ebbe ragione nuovamente di Austria, Ungheria e Cecoslovacchia e fu incoronata campione per la seconda volta. L'allenatore era ancora Pozzo, che con questo nuovo trionfo (unito al titolo Mondiale) si impose come uno dei migliori tecnici nella storia del gioco. La Svizzera arrivò nuovamente ultima, ma l'attaccante Leopold Kielholz ebbe comunque da festeggiare: con i suoi 7 gol si assicurò il titolo di capocannoniere a pari merito con l'ungherese Gyorgy Sarosi.

Ferenc Deak
L'edizione 1936/38, venne interrotta a causa dell'annessione dell'Austria alla Germania. Finiva così la favola del Wunderteam, una delle squadre più forti degli anni '20-'30. L'Ungheria era prima dopo 7 partite, ma l'Italia era dietro di 3 punti con tre partite in meno. Il trofeo non venne assegnato. Capocannoniere fu ancora Sarosi, con 10 reti.
La Seconda Guerra Mondiale non permise il regolare svolgimento della competizione, che riprese solo dieci anni più tardi, nel 1948, e durò fino al 1953. La quinta edizione vide sbocciare il talento di Ferenc Puskas, che trascinò la sua Ungheria fino alla vittoria insieme a Ferenc Deak. Puskas vinse la classifica marcatori con 10 gol: era solo un assaggio di quello che sarebbe successo al Mondiale svizzero dell'anno dopo. 
Gyorgy Sarosi
La sesta edizione vide l'aggiunta della Jugoslavia e il declino dell'Italia. Iniziò nel 1955 e terminò nel 1960. Venne vinta dalla Cecoslovacchia, che ebbe la meglio sull'Ungheria vice-campione del mondo per un solo punto. Puskas, Czibor e Kocsis diedero spettacolo, ma fu il loro compagno Tichy a diventare capocannoniere con 7 gol. 
Questa fu l'ultima edizione della Coppa, che venne rimpiazzata dagli Europei proprio nel 1960. Nel 1976 la Cecoslovacchia vinse gli Europei, diventando la seconda nazionale ad aver vinto le due più importanti competizioni d'Europa. Nel 1968 ci era già riuscita l'Italia, a cui va aggiunto il fatto di essere l'unica nazionale che ha in bacheca la Coppa Internazionale, l'Europeo, l'Olimpiade e il Mondiale.


Albo d'oro:
1927/30: Italia, Libonatti e Rossetti capocannonieri con 6 gol

1931/32: Austria, Avar con 8 gol
1933/35: Italia, Kielholz e Sarosi con 7 gol
1936/38: interrotta con l'Ungheria prima, Sarosi con 10 gol
1948/53: Ungheria, Puskas con 10 gol
1955/60: Cecoslovacchia, Tichy con 7 gol
Ferenc Puskas


mercoledì 6 marzo 2013

Però così gli arbitri rovinano le partite


Sarebbe dovuta essere una grandissima partita tra due delle squadre più titolate d'Europa. Doveva essere il "welcome back" di Cristiano Ronaldo e la millesima di Giggs. Invece, Manchester United-Real Madrid del 5 marzo 2013, verrà ricordata come la partita di Cüneyt Çakır, l'arbitro che ha mostrato un cartellino rosso quantomeno discutibile a Nani, cambiando la storia della partita. Una partita che fino a quel momento aveva regalato grande spettacolo, con due squadre alla caccia della vittoria; ma soprattutto con un Manchester United in vantaggio di un gol, grazie all'autorete di Sergio Ramos.
Ferguson reagisce all'espulsione
Dopo l'espulsione lo United ha avuto 10' da incubo, in cui il Real ha preso il sopravvento, rimontando in 3' grazie alle reti di Modric e di Cristiano Ronaldo, che non ha esultato e che pareva quasi dispiaciuto. In fondo lo sapeva già: quel gol al 69' aveva di fatto condannato la sua ex squadra all'eliminazione. Finirà 2-1 per il Real Madrid e Mourinho, che si dimostrano bestia nera del Manchester United e di Sir Alex Ferguson. 

Nell'arco dei 90' la terna arbitrale ha sbagliato l'impossibile, non segnalando un rigore per il Real (fallo di mano di Rafael in area per salvare un gol fatto, con relativa espulsione), uno per lo United e prendendo altre decisioni che lasciano spazio solo a tanta amarezza.
Ronaldo dopo il gol
Tutto questo però non deve far dimenticare l'accoglienza calorosa riservata dall'Old Trafford a Cristiano Ronaldo, i cori per la millesima partita di Ryan Giggs e tante altre belle cose viste in campo e sugli spalti. Lo spettacolo c'è stato, ma come al solito ci deve sempre essere il guastafeste. Ieri è toccato all'arbitro turco, che a fine partita si è visto applaudire, molto ironicamente, in faccia da Rio Ferdinand, il quale adesso rischia pure la squalifica. Squalifica che potrebbe prendere anche Sir Alex Ferguson, per essersi rifiutato di fare la conferenza stampa. Cose incredibili, ma che fanno da contorno perfetto ad una partita gestita davvero da cani. 

Alla fine Giggs ha consegnato la sua maglia autografata da tutti i suoi compagni a Cristiano Ronaldo. Un bel gesto, che risplende ancora di più dopo la tensione di ieri.
Dunque, Real ai quarti, ma come ha detto Mourinho "E' andata avanti la squadra che ha giocato peggio".
Ps: oggi il Real Madrid festeggia 111 dalla sua fondazione (6 marzo 1902), ma siamo sicuri che avrebbero voluto festeggiare con una vittoria molto più pulita.


Mourinho consola Nani

martedì 5 marzo 2013

Quando Ronaldo mise ai suoi piedi Manchester

Era il 23 aprile 2003 e si giocava il ritorno dei quarti di finale di Champions League tra Manchester United e Real Madrid, disputatosi all'Old Trafford. L'andata (di cui ho già scritto) termino 3-1 per i Blancos, che arrivarono a Manchester con la qualificazione quasi in tasca.
Fu una partita spettacolare, affrontata a viso aperto da entrambe le squadre, che volevano a tutti i costi la vittoria. In particolare lo United, a cui serviva una vera impresa per ribaltare il punteggio dell'andata. Ma le cose iniziarono male per i Red Devils, dato che Ronaldo, dopo 12', faceva già il primo gol, rendendo praticamente impossibile l'impresa ai padroni di casa. Ma gli uomini di Sir Alex non si diedero per vinti e, poco prima della fine della prima fazione, trovarono l'1-1 "della speranza" con il solito van Nistelrooy.
Nella ripresa la partita si infiamma ed è il Real Madrid a tornare in vantaggio grazie nuovamente a Ronaldo, che timbra il cartellino per la seconda volta al 50'. Da lì in poi è delirio puro, con Helguera che fa gol nella porta sbagliata permettendo al Manchester di portarsi sul 2-2 e di crederci ancora, prima che al 59' Ronaldo non metta a segno la sua tripletta personale e vanifichi tutti gli sforzi dei Devils, a cui sarebbero serviti 4 gol.
Negli ultimi 20' (71' e 85') c'è gloria per David Beckham, che segna una doppietta che permette allo United di vincere 4-3, ma che non può nulla per evitare l'eliminazione.
Si concludeva così la super sfida dei quarti tra United e Real. Merengues in semifinale, dove ad attenderli ci sarebbe stata la Juventus.
Ma questa è un'altra storia.



sabato 2 marzo 2013

Giggs come il vino

Quella in corso è la stagione numero 23 per Ryan Giggs, che si pensava prossimo al ritiro al termine di questa. Invece no, il mago gallese continua a stupire e ha firmato un nuovo contratto che lo legherà al Manchester United per un'altra stagione, fino al 2014, quando le stagioni saranno 24 e le primavere quasi 41. Ma sembra tutto normale per uno che ha giocato 999 partite tra United, Galles e Regno Unito, che ha giocato insieme a calciatori nati tra il 1957 e il 1995 e che è l'unico ad aver segnato in 16 stagioni di Champions League. Giggs continua sempre più a stupire tutto e tutti, mettendo a tacere con i fatti chi lo credeva finito.
In fondo Giggs è un po' come il vino: migliora invecchiando.



800 volte in Premier League

Nel weekend di questa settimana, sette club giocheranno la loro 800esima gara in Premier League: Manchester United, Chelsea, Arsenal, Liverpool, Tottenham, Everton, Aston Villa. Queste sono le uniche squadre che hanno preso parte a tutte le stagione della Premier League da quando ha assunto la sua attuale denominazione, cioè dal 1992.
Diamo un'occhiata alle statistiche di queste squadre.
Iniziamo dall'Everton, che ha vinto 282 partite e ben 167 sono arrivate grazie all'attuale tecnico David Moyes. I Toffees sono a 1076 punti nella classfica all-time.
Passiamo all'Aston Villa, che quest'anno rischia di lasciare il club dei sette, in quanto viaggia in acque poche tranquille. I Villans hanno comunque ottenuto 288 vittorie e sono a quota 999 gol fatti. 1113 punti.
Il Tottenham sta vivendo la sua miglior stagione in Premier League, in cui hanno arrotondato le loro vittorie a 309. 1137 punti.
Fuori dal podio troviamo il Liverpool, fermo a quota 390 vittorie. I suoi 1373 punti rappresentano un record, in quanto è la squadra con il maggior numero di punti fatti senza aver mai vinto il campionato
Al terzo posto il Chelsea già vincitore per tre volte del titolo, che ha iniziato ad ingranare da quando c'è Abramovich. Per i Blues le vittorie sono 415 e i punti 1451.
Secondo posto per l'Arsenal, con 428 vittorie e 1496 punti. Anche per i Gunners i titoli sono tre.
Sul gradino più alto non poteva che esserci il Manchester United, che ha ottenuto addirittura 522 vittorie ottenendo 1731 punti. Il tutto fa da contorno a 12 Premier League, vinte sempre con Sir Alex Ferguson.



La rivincita di André

Era il 4 marzo 2012 quando André Villas-Boas veniva esonerato dal Chelsea, dopo 27 giornate di Premier League, in cui le cose erano andate diversamente da quante ci si aspettasse. E dopo il ko contro il Napoli negli ottavi di Champions League per 3-1, che pareva aver ormai compromesso la strada europea dei Blues, che poi riusciranno a ribaltare 4-1 a Stamford Bridge e ad arrivare fino alla vittoria contro il Bayern Monaco, grazie proprio al sostituto di AVB, Roberto Di Matteo.
Nella ventisettesima di Premier, il Chelsea aveva subito una clamorosa sconfitta interna contro il WBA, il che fece infuriare Abramovich, con immediato licenziamento dell'allenatore portoghese. Proprio lui, lo Special Two, il successore di Mourinho, non è riuscito dove il suo maestro aveva fatto grandi cose.
Ma torniamo indietro. Facciamo un tuffo nel passato, nel 1994 per l'esattezza. André aveva 17 anni e nel suo stesso palazzo abitava Sir Bobby Robson, una leggenda del calcio inglese e allenatore del Porto di quel periodo. Ben presto i due si conoscono e AVB consiglia al grande Robson come mettere in campo Domingos Paciencia, attaccante portoghese. La stagione successiva Paciencia diventa capocannoniere.
Da lì AVB entra a far parte dello staff tecnico di Robson, dove c'è già anche Mourinho, e lo segue pure al Barcellona.
La storia diventa ancora più incredibile se si pensa che Paciencia non fu un grandissimo attaccante, ma da allenatore ha sfiorato l'Europa League nel 2011 con lo Sporting Braga. Contro chi perse? Contro il Porto di Falcao. L'allenatore di quel Porto penso che ve lo ricordiate tutti: André Villas-Boas, che in quell'anno era considerato uno dei migliori allenatori d'Europa, salvo poi perdersi nel vortice blu del Chelsea.
Torniamo ai nostri giorni. Villas-Boas sta tornando a fare grandi cose sulla panchina del Tottenham e sta facendo esprimere al club di Londra un buon calcio. Nel mese di dicembre ha vinto il premio come miglior allenatore del mese, ripetendosi a febbraio.
Il Tottenham è terzo, proprio da settimana scorsa, da quando ha battuto il West Ham per 3-2. Ha scavalcato il Chelsea, sconfitto 2-0 dal Manchester City.
La giornata era la numero 27, proprio come quando venne esonerato dal Chelsea, proprio quella giusta per prendersi la sua rivincita. Bravo André!