sabato 30 giugno 2012

Dove andrà?


Il 5 maggio 2011, Alessandro Del Piero firmava quello che sarebbe stato il suo ultimo contratto con la Juventus. Un contratto che scade oggi, il 30 giugno 2012, ma che in realtà era già scaduto in una giornata d'autunno. Era il 18 ottobre e Andrea Agnelli annunciava che questa sarebbe stata l'ultima stagione di Del Piero in maglia bianconera. La fine di una favola.
Il 5 maggio 2011, Alessandro Del Piero firmava il suo ultimo contratto. E lo firmava in bianco, perché qualsiasi cifra sarebbe andata bene per continuare ancora un anno la sua storia juventina.
Ha firmato in bianco proprio come il suo primo contratto con la Juventus, nel 1993. A fine stagione farà 5 reti. Proprio come in questa. Come è arrivato, se ne è andato. In mezzo 19 anni di storia, di emozioni, di vittorie, di trofei. Un ciclo che si è chiuso, perché tutto deve finire. Ma i tifosi juventini ancora non vogliono credere che sia finita, perché Del Piero è più di un calciatore. È pure più di un capitano. Lui è l'anima, la leggenda, la storia, IL capitano, la bandiera, il recordman di presenze e di gol. Lui ha scritto la storia della Juventus. Lui è la Juventus.


Questa è stata una stagione difficile per Del Piero, quasi sempre partito dalla panchina e a volte pure rimastoci. Ma lui, da signore, accettava e continuava a lavorare. Lavorare, lavorare e lavorare. Poi l'urlo di gioia contro la Roma in Coppa Italia. Quel tiro a giro che è diventato un marchio di fabbrica made in Conegliano Veneto. Lo stadio che a momenti crollava. Ma non era ancora finita. In semifinale si ripete. Gol contro il Milan e la Juve vola in finale di Coppa Italia. Poi l'Inter e lo splendido assist di Vidal. È 2a0, lo stadio cade ancora giù. Poi la punizione contro la Lazio che riporta la Juve in vantaggio: è un gol scudetto. E ancora giù tutto lo stadio. Rimesso in piedi giusto in tempo per il 13 maggio, per l'ultima di Alex con la sua Signora, contro l'Atalanta. Segna ancora. Segna il 2a0. Poi, al 57', lo speaker annuncia la sostituzione: dentro Simone Pepe, fuori Alessandro Del Piero. L'inchino ai tifosi, l'abbraccio di compagni e avversari e poi il giro di campo con conseguente lancio di sciarpe in suo onore. E poi le lacrime, sue e dei tifosi.
Poi l'arbitro ha fischiato la fine e la Juventus poteva fare festa: Campione d'Italia.
Ovviamente, ad alzare la Coppa ci è andato il capitano. La sollevava per l'ottava volta in totale, un record.
Finiva così la storia (lasciamo stare la Coppa Italia) di Alessandro Del Piero con la Juventus. Una storia durata 19 anni e finita con la vittoria dello scudetto.
Uno splendido finale, ma che lascia un po' con l'amaro in bocca. Quanti di noi non avrebbero voluto vedere concludersi la carriera del capitano alla Juventus e non altrove? Tanti. E allora, peccato. Ma è andata come è andata.
Chissà adesso dove andrà Alex? In ogni caso, buona fortuna capitano!

venerdì 29 giugno 2012

La leggenda delle leggende

"Hai 32 anni, pensi di riuscire a giocare un altro paio di stagioni?" Chiese Joe Smith, allenatore del Blackpool, a un suo futuro giocatore. Un certo Stanley Matthews. La risposta fu sì e l'incredibile carriera di questo giocatore, divenne leggenda.
Sir Stan nacque il 1° febbraio 1915 ad Hanley e morì il 23 febbraio 2000 a Stoke-on-Trent, una città a cui rimarrà molto legato.
Stoke-on-Trent, appunto. Con lo Stoke City esordisce nel 1932, a diciassette anni, rimanendoci fino al 1947, segnando 51 gol in 259 gare di campionato.
Poi cambia. Alla bellezza di 32 anni, Joe Smith lo convince a continuare a giocare nel suo Blackpool, in cui starà fino al 1961. Fino a 46 anni. Un record di longevità. E pensate che in questi 14 anni, il "nonno" Stan, riuscì a metter insieme la bellezza di 380 presenze condite da 17 gol.
Vi parlavo di record di longevità. Il record non è 46 anni, ma 50. Infatti, nel 1961 Sir Stan torna ai Potters per altri quattri anni aiutandoli a tornare in First Division e giocando la sua ultima partita di massima serie all'età di 50 anni. Un record che resiste ancora oggi e che lo ha consacrato nell'olimpo dei più grandi.
Pure in Nazionale Inglese Sir Stan se l'è cavata abbastanza bene. Esordisce nel 1934 a neanche 20 anni e gioca fino al 1957, all'età di 42 anni, un altro record, collezionando 54 presenze e 11 gol, andando pure ai primi due Mondiali dei Three Lions: quelli del 1950 e del 1954.
Il palmares di Matthews pagherà l'aver giocato in squadre di seconda fascia. Solo una FA Cup conquistata nel 1953 con la maglia del Blackpool. Per il resto basta. Solo un secondo posto in First Division nel 1956 dietro di ben 11 punti al Manchester United. Ma quelli erano i Busby Babes, impensabile batterli.
Un palmares molto, molto amaro e non degno della carriera di questo straordinario giocatore. Un'ala vera, fortissima nel dribbling, capace di "dribblare nello spazio di una moneta da un penny", dicevano. Quindi era anche ingiusto lasciarlo andare senza un premio. E un premio arrivò, nel 1956. Alla bella età di 41 anni, Sir Stan fa un altro record: gli viene consegnato il primo Pallone d'Oro della storia e stabilisce il record di persona più anziana a riceverlo.
Perché come disse Pelé, Sir Stanley Matthews è "L'uomo che ci ha insegnato come si dovrebbe giocare a calcio".
Chapeau Sir Stan.








I tedeschi vincono sempre?


Germania-Italia


Gary Lineker, dopo la semifinale del Mondiale 1990 persa contro la Germania, sbottò dicendo una frase che è diventata leggenda "Il calcio è uno sport semplice: si gioca 11 contro 11 e alla fine vincono i tedeschi". Ne siamo sicuri? Andiamo con ordine.
Italia-Germania 2a1. Nemmeno all'ottava partita i tedeschi sono riusciti a batterci in competizioni ufficiali. Adesso le vittorie salgono a cinque, con tre pareggi. Ormai siamo sempre più la loro bestia nera.
Italia in finale di un Europeo a dodici anni di distanza dalla finale di Rotterdam contro la Francia. Dodici anni dopo per dimenticare quella partita, quella drammatica partita.
Ma questa partita, è stata drammatica per i tedeschi che, per buona parte del match, non hanno saputo esprimere il loro meraviglioso gioco. Quindi le vittorie consecutive si fermano a 15 e il mitico Brasile del '70 resta lì dov'è, con tanto di record a seguito.
Una partita bella, con Hummels che stava per beffare Buffon poco dopo il fischio di inizio. Ma poi l'Italia è uscita e Cassano ha servito uno splendido assist a Balotelli, che ha firmato l'1a0 di testa (foto). Era il 20' e SuperMario si è concesso pure il lusso di festaggiare. Forse perché sapeva già che ne avrebbe fatto un altro, quindi poteva non festeggiare dopo. E infatti così è stato. Al 36' Montolivo fa un lancio splendido che coglie impreparata la difesa tedesca, Balotelli ne approfitta e scaglia una saetta all'incrocio dei pali che lascia il povero Neuer di sasso. Si toglie la maglia e si impunta sul terreno di gioco mostrando il suo fisico (foto). Mi è sembrato un misto tra Cristiano Ronaldo ed Eric Cantona.

Italia 2 - Germania 0. Finisce così il primo tempo. Nel secondo la musica non cambia. La partita rimane sempre su ritmi elevati, a tratti elevatissimi. Tutti potrebbero segnare (anche quel pazzo di Neuer che nella sua porta pare proprio non volerci stare). L'Italia si divora parecchi gol e i tedeschi continuano a crederci attaccando a testa alta, con tutte le loro forze, mentre il tempo scorre. E proprio quando il tempo pareva finito, l'arbitro fischia un calcio di rigore per la Germania. Ozil va e trasforma. Rendendo gli ultimi due minuti, un supplizio per tutti gli italiani. Ma alla fine anche i guerrieri del nord si devono arrendere a questa grande Italia, sempre più consapevole delle sue capacità.
Una partita perfetta, un attacco cinico, una difesa impeccabile, un centrocampo meraviglioso e un portiere che risponde sempre presente. Una grande squadra, insomma, che ricorda molto la Spagna del 2008.
Eliminare la Germania porta bene. Semifinalista nel 2010, battuta dalla Spagna futura vincitrice. Nel 2008 non fu proprio eliminata, ma perse in finale. Nel 2006 li battemmo e volammo a Berlino. Adesso voliamo a Kiev con le stesse intenzioni: vincere. Perché la Spagna sarà pure la favorita, ma lo dicevano anche della Germania e adesso sappiamo tutti dov'è... in viaggio verso l'hotel, pronta a tornarsene a casa.
I tedeschi vincono sempre? Sì, a parte quando si trovano i colori azzurri davanti.

giovedì 28 giugno 2012

Quel Pallone d'Oro che potrebbe sfumare




Spagna-Portogallo


È stata una partita che mi ha spiazzato. Non tanto per l'esito finale, quanto per il risultato e il modo in cui è arrivato.
Avevo pronosticato un 2a1 per il Portogallo, pensando in una partita avvincente. Invece niente, uno noiosissimo 0a0. Non come quello di Italia-Inghilterra, ma uno veramente noioso. Solo il primo tempo è stato un po' vivace, con il Portogallo a farla da padrone, ed è qui quello che mi è sembrato strano. Fino a quando c'era la benzina, i lusitani hanno imposto il loro gioco lasciando pochi spazi alla Spagna. Poi sono lentamente calati.
Alla fine si sono annullate a vicenda, con gli iberici che crescevano minuto dopo minuto, quasi fossero loro i più freschi.
Uno 0a0 che non lascia alibi e che porta tutti ai rigori. I supplementari sono stati solo 30' di riscaldamento per i tiri dal dischetto.
I rigori, devo dire, mi hanno emozionato. Partire con due parate è sempre bello. Poi il siparietto tra Bruno Alves, pronto a battere, e Nani, che gli ruba il posto, è stato divertente. Peccato per i portoghesi che poi Alves abbia calciato l'altro rigore e Fabregas segnato quello dopo. Spagna in finale. La terza di fila in una competizione importante. E pronta a battere la vincente di Italia-Germania.
Ma il grande sconfitto è quel ragazzo nella foto qui sotto. Alla fine dei tempi regolamentari, sciupa una ghiottissima occasione 4vs3. Nei quattro rigori lusitani, nemmeno c'è. Una doppia occasione sfuggita. Una doppia occasione per mettere la parola fine alla caccia al Pallone d'Oro, in cui io vedo sempre lui favorito. Ma, adesso, il periodo fra settembre e dicembre sarà molto più importante.

mercoledì 27 giugno 2012

Auguri Raul

Da piccolo, Raul era uno dei miei idoli. Capitano di quel Real Madrid che tanto ho ammirato nei miei primi anni di vita calcistica. Erano i Galacticos e lui ne era l'anima, il giocatore più rappresentativo.
Al Real ci è rimasto per ben sedici anni, più due di giovanili, ed ha praticamente vinto tutto quello che c'era da vincere, facendo record su record (rifinendoli nelle due stagioni allo Schalke). Ad esempio le 144 presenze nella UEFA Champions League, condite da 71 reti che diventano 77 contando anche le altre competizioni. E poi le 550 presenze nella Liga, secondo solo a Zubizarreta, i 228 gol, terzo nella classifica all time. E poi i record con il Real, le 741 presenze e le 323 reti. Ma non solo nel Real, pure nella Nazionale Spagnola Raul si è fatto valere, 102 presenze e 44 gol, record battuto solo da David Villa.
Ma oltre ai record, ci sono i trofei e Raul può contare su un grandissimo palmares che recita: 6 volte la Liga, 4 Supercoppe di Spagna, una Coppa di Germania e una Supercoppa, 3 Champions League, 2 Intercontinentali e una Supercoppa UEFA. Oltre a tanti altri premi individuali, che lo hanno consacrato come uno dei più grandi di sempre.
Adesso ha firmato per l'Al-Sadd, in cui giocherà a partire dalla prossima stagione. I gol sono già oltre 400 e sono sicuro che continueranno ad aumentare, che sia in Spagna, in Germania o nel Qatar.
Raul è segno di eleganza sportiva, un signore dal calcio che ha fatto innamorare milioni di tifosi. Allo Schalke hanno deciso di premiare le sue due stagioni ritirando la maglia numero 7, che a Madrid adesso è addosso a un certo Cristiano Ronaldo che si è detto onorato di portarla.
Il 27 giugno 1977, nasceva a Madrid questo grandissimo giocatore di nome Raúl González Blanco, noto ai più semplicemente come Raul. Auguri!

martedì 26 giugno 2012

La rivalità del secolo

E poi c'è Italia-Germania. Da italiano è la sfida che mi affascina di più. Quanti incontri memorabili contro i tedeschi, di cui siamo diventati la bestia nera. Infatti, mai ci hanno battuto in incontri ufficiali e non vincono dal 1995. Loew dice che adesso i tempi sono maturi. Vedremo. Iniziamo a capire come sono arrivate qui queste due squadre.
Italia. Finita nel girone C insieme alla Spagna Campione di tutto, gli Azzurri hanno dovuto faticare più del previsto, complice il pareggio contro la Croazia. Si arriva all'ultima giornata con il terrore del biscotto. Ma nessun problema. Noi battiamo 2a0 l'Irlanda e la Spagna fa il suo contro i croati. Morale: Spagna prima, Italia seconda. Come tutti già si aspettavano. Ma è nei quarti che l'Italia fa vedere quanto vale, offrendo una prestazione eccellente contro l'Inghilterra, annichilendola sotto ogni punto di vista, senza tutta via riuscire a sbatterla dentro. Dopo 120' il risultato era ancora 0-0 e sono serviti i rigori. Pirlo si inventa una prodezza e Buffon salva su Cole. È semifinale. Ma con 30' minuti in più sul groppone. Chissà con non ci costi caro.
Germania. Tedeschi favoriti al via, insieme alla Spagna. E non deludono mica le aspettattive. Dominano il girone B, quello più difficile, battendo Portogallo, Olanda e Danimarca. Unica squadra a punteggio pieno. Nei quarti riescono a subire due gol contro la Grecia, ma ne fanno quattro. A dimostrazione del loro incredibile reparto offensivo. Giocavano le riserve, per la cronaca.
Penso che sarà una partita divertente. Finalmente l'Italia ha trovato una sua dimensione e non ha nulla da perdere. Mente i tedeschi avranno più pressione addosso.
Pensando ad Italia-Germania, non possono non rivenirmi in mente le immagini del 2006, quando li battemmo al West Fallen Stadion di Dortmund, dove non avevano mai perso, volando a Berlino.
O magari, il Mundial del 1982, quando ci laureammo Campioni per la terza volta battendoli 3a1.
Ma l'Italia-Germania più bella, è stata nel 1970, ai Mondiali messicani. Finì 4a3 per noi, in quella che viene detta la partita più bella del secolo. E se non mi credete io vi posto pure la targa fuori dallo stadio Azteca. 

Derby iberico



Assimilati questi quarti di finale, è tempo di tirare le somme e cercare di capire come andranno le semifinali.
Portogallo-Spagna. Derby iberico. Alcuni lo hanno rinominato "Real-Barça". Coentrão, ma soprattutto Pepe e Ronaldo nel Portogallo. Mentre sono sette i catalani nelle Furie Rosse. Ma, lasciando stare questo paragone, sarebbe meglio focalizzarci sul cammino delle due squadre.
Il Portogallo era nel girone B, quello della morte: Germania, Olanda e Danimarca. Dopo aver perso contro i tedeschi, i lusitani hanno tirato fuori l'orgoglio, battendo 3a2 i danesi e 2a1 gli Orange, con doppietta di Ronaldo versione Pallone d'Oro. Secondo posto e pericolo scampato. Ai quarti la Repubblica Ceca si rivela un problema solo a metà. La mole di gioco prodotta dal centrocampo formato da Meireles-Moutinho-Veloso è impressionante. Il problema? L'attacco. Ronaldo e Nani, certo. Ma la punta? Allora Ronaldo si sdoppia, fa l'esterno e la prima punta. Finalizza, si fa vedere, si mette al servizio della squadra e poi timbra il cartellino con il colpo di testa che gli vale la testa nella classifica cannonieri e porta il Portogallo in semifinale. E con un Ronaldo così, la Spagna farebbe bene a non credersi già vittoriosa.
La Spagna ha superato quasi a pieni voti un girone abbastanza ostico, con Italia e Croazia pronte a cogliere l'attimo. Sappiamo bene com'è andata. Spagna prima e Italia seconda. Poi ai quarti un test importante: la Francia di Laurent Blanc, avversario ostico. Ma la Spagna impone il suo gioco pure ai Galletti e Xabi Alonso festeggia le 100 con la Roja con la prima doppietta in Nazionale. 2a0 che non lascia alibi e che conferma i pronostici: la Spagna vuole il bis.
E allora, che derby iberico sia! Spagna e Portogallo. Due squadre senza punta. Chi perché non la trova (Portogallo), chi perché ha trovato in Fabregas il "Falso 9" che torna sempre utile, dimenticandosi di avere due Fernando in panchina: Llorente e Torres. E chissà che Del Bosque non cambi, mettendo Torres o facendo esordire Llorente, che non aspetta altro.
Spagna-Portogallo, gran bel match, tutto da seguire.

lunedì 25 giugno 2012

Anche i mostri dovrebbero far spazio

Stavo pensando al Pallone d'Oro. Mancano ancora sei mesi, prima che si possa assegnare, ma, di solito, la prima parte della stagione è quella più importante. E, già da adesso, si fanno i nomi dei possibili vincitori. Chi? Beh, domanda stupida: Ronaldo e Messi. Messi e Ronaldo. O forse no?
Quello che mi scatta in testa, vedendo i podi degli ultimi quattro anni, è questo: nessuna squadra italiana... figuriamoci un italiano. Una crisi pazzesca del nostro calcio, che, non solo si è arreso a questi due mostri, ma anche in altri ruoli. Neuer, Pique, Vidic, Xavi, Iniesta. È un "massacro calcistico"! Ma io vedo la luce alla fine del tunnel. Un tunnel lungo quattro anni. La luce ha nome e cognome: Andrea Pirlo. Perché Pirlo? Semplice, la Juventus ha vinto lo scudetto dopo anni (non voglio precisare quanti) e gran parte del merito è suo. Lo hanno lodato tutti, ed han fatto benissimo. Lui è stato il fulcro del gioco juventino. Autentico maestro d'orchestra. E adesso, agli Europei, dopo essere partito in "sordina", sta tornando il miglior Pirlo, quello che tutti hanno ammirato in bianconero. Il "cucchiaio" ad Hart è stata una grandissima prova di forza e coraggio e ha dato la carica a Nocerino e Diamanti per segnare i rigori successivi. Prandelli voleva un leader. Adesso lo ha. E continuando così, neppure la grande Germania potrà far molto contro questo ragazzo di Brescia. E forse anche Messi e Ronaldo dovranno arrendersi e cedere per un anno lo scettro di migliore a questo fantastico giocatore.