mercoledì 3 settembre 2014

Radamel Falcao: un colombiano con due eredità brasiliane

Radamel Falcao Garcia Zarate. Questo il nome completo di uno degli attaccanti più forti al mondo in questo momento. Tiro letale, dribbling secco, fisico invidiabile e un tempismo aereo con pochi eguali.
La sua storia inizia a Santa Marta, in Colombia: la Perla delle Americhe, come è stata definita da molti. Una splendida cittadina affacciata sul Mar dei Caraibi, meta turistica molto gettonata per le sue spiagge e i suoi paesaggi. Tra gli altri, anche Carlos Valderrama è nato lì. Quindi, di calciatori forti, ne son già passati sulle coste caraibiche. Un altro giocatore nato da quelle parti è Radamel Garcia, che altri non è che il padre di Radamel Falcao. E Radamel (padre) quando era ragazzo, ammirava un elegantissimo centrocampista che ha fatto le fortune di Internacional e Roma, vale a dire Paulo Roberto Falcao, meglio noto come Falcao. Ne rimase talmente innamorato calcisticamente, che decise di omaggiare il fantasista brasiliano dando come secondo nome a suo figlio proprio Falcao. Era il 10 febbraio 1986 quando nacque il piccolo Radamel, l'anno del ritiro dal calcio giocato dell'ex Roma, che chiuse la sua carriera dopo il Mondiale in Messico. 
Radamel Falcao, però, sin da subito capì che il ruolo di centrocampista non era il suo forte e si dedicò, già da bambino, a quello di attaccante. Nel 1999, a 13 anni, debutta nella seconda divisione colombiana con la maglia del Lanceros. Qui viene notato dal River Plate, che non se lo lascia sfuggire e lo promuove in prima squadra nel 2005. Rimane in Argentina per quattro stagioni, segnando 45 reti in 105 presenze. Nel 2009, quindi, approda in Europa, al Porto e inizia a farsi conoscere nel calcio che conta. Al primo anno timbra 34 volte il cartellino in sole 43 apparizioni, ma è la stagione successiva quella della svolta. In Europa League è terrificante, trascinando quasi da solo il Porto alla vittoria. In totale mette a referto 38 gol in appena 42 gare: quasi un gol a partita! 
Dopo queste prime due stagioni europee, il suo soprannome, El Tigre, pare essere azzeccato. Anche qua c'entra un ex giocatore brasiliano, tale Arthur Friedenreich, attaccante del Brasile campione sudamericano nel 1919, grazie a un suo gol. Proprio come il brasiliano, Falcao trova la porta con estrema facilità, tramutando in gol ogni pallone toccato. Anche all'Atlético Madrid la storia è questa: sono infatti 70 le reti in 91 partite. Al Monaco la musica non cambia: 22 presenze e 13 trasformazioni. In Nazionale sono 21 gol in 50 apparizioni.
Ora, dopo aver mosso cifre disumane per i suoi trasferimenti (oltre 40 milioni dai Colchoneros, quasi 60 dal Monaco e ora 12 con un riscatto di 55 dal Manchester United) il colombiano è arrivato all'apice della carriera. 
Non sarà diventato un centrocampista come il vero Falcao e c'entrerà poco con Friedenreich, ma se ti chiami Falcao e il tuo soprannome è El Tigre, qualcosa di brasiliano lo avrai. E se hai qualcosa di brasiliano, nel mondo del calcio, vuol dire che un pochino bravo lo sei. E su questo, non ci sono dubbi, perché Radamel Falcao è uno degli attaccanti più forti del mondo.