venerdì 6 luglio 2012

If man is 5 and Devil is 6, then is 7 God?


Qualche giorno fa, sono stati resi noti i numeri dei calciatori del Manchester United per la prossima stagione. I nuovi acquisti Powell e Kagawa, avranno il 25 e il 26. Prima di Powell, il 25 lo aveva Antonio Valencia, che adesso avrà il 7, succedendo a Michael Owen, ma soprattutto succendendo a grandi campioni, ancora oggi indimenticati dai tifosi Red Devils.
Dicevo di Michael Owen. Arrivato all'Old Trafford nel 2009, come riserva di lusso in un attacco già ben assortito, si è ritrovato a dover scegliere un numero che lo soddisfasse. E scelse il 7. La sua avventura a Manchester è durata tre anni e nella mente dei tifosi, rimarrà il gol al 94' bel Derby del 2010. Per il resto molto ombre, come era prevedibile.
Ma vi parlavo pure di grandi campioni. E allora, facciamo un passetto indietro nel tempo e arriviamo ai mitici anni '60.
Gli anni '60 sono un'epoca d'oro per il Manchester United, pronto a riprendersi dopo il disastro aereo di Monaco di Baviera del 1958. L'allenatore è sempre lo stesso, Matt Busby, che dopo i Busby Babes degli anni '50, vede formarsi un altro gruppo di ragazzi che gli regalerà ciò per cui ha sempre lottato: la Coppa Campioni, nel 1968.
Ma chi erano le stelle di quel Manchester United? Sicuramente, la porta era protetta dall'affidabile Stepney, aiutato da Nobby Stiles e Bill Foulkes. Ma il vero punto di forza era l'attacco. Quel mitico trio d'attacco noto come "Holy Trinity" dalle parti di Manchester: Denis Law, Bobby Charlton e George Best.
E proprio di quest'ultimo voglio parlarvi. Lui era il 7 di quel Manchester. Il giocatore più abile, più imprevedibile, più estroso. Era il miglior giocatore dell'epoca. E il Pallone d'Oro vinto nel '68, lo dimostra. Come quelli vinti da Law nel '64 e Charlton nel '66, dimostrano il potere del Manchester United dell'epoca.
Alla fine lascerà nel 1974, dopo undici anni, il Manchester United per incomprensioni con il nuovo allenatore. Ma le gioie che ha dato, non si potranno dimenticare.

La frase dice tutto. Best era un genio del pallone. 


Di Best potrei stare qui a parlarvi per ore, anche senza annoiarvi. Perché la magia che questo giocatore trasmetteva in campo era unica. E la si può percepire anche in qualsiasi racconto su di lui.
Per questo, fra i fans, lui è uno dei preferiti. In un sondaggio fatto recentemente, infatti, è risultato terzo. Dietro solo all'eterno Ryan Giggs e Eric Cantona.
Già, Eric Cantona. O, per meglio dire, The King.
Arrivò nel 1992 allo United e ci restò fino al 1997. Cinque stagioni e quattro titoli. L'unica stagione in cui non vinse, fu sospeso otto mesi dall'attività agonistica per aver dato un calcio ad un tifoso avversario. Basta questo per descrivere Cantona. Uno che non si tirava mai indietro. Un idolo della folla. Segnava, faceva assist, aiutava la squadra. Un leader in campo. Premiato con la fascia da capitano nella sua ultima stagione.
Nel sondaggio di cui vi ho parlato sopra, è arrivato secondo. Ma in uno fatto per eleggere il calciatore preferito del secolo, è arrivato primo, sbaragliando la concorrenza di moltissimi altri giocatori che hanno  fatto la storia della United.
Ma Cantona era così. O lo ami, o lo odi. E quelli dello United, lo amano. Tanto da cantare ancora cori per lui all'Old Trafford.


Ma prima di Cantona, l'idolo era un certo Bryan Robson. Uno che rappresenta a pieno quello che il Manchester United ha dovuto passare, prima di diventare quello che tutti voi oggi conoscete, cioè un grande club.
Si pensa allo United come una squadra che ha sempre macinato successi nella sua lunga storia. Invece no. Nel 1993, quando vinse il Campionato, lo fece 26 anni dopo l'ultima volta, nel 1967. Grazie al trio d'attacco di cui vi parlavo prima.
Robson la vinse la Premier League nel '93 e anche nel '94.
Ma non voglio parlarvi di questo. Perché Robson è stato leader e numero 7, dello United che non vinceva. Per oltre 10 anni ha sudato e lottato per portare lo United alla vittoria. E, alla fine, ce l'ha fatta.
Ma se non ci fosse stato Robson, nessuno penserebbe allo United come una squadra che vince sempre.


Bene, siamo arrivati ai giorni nostri.
C'è stato Best, c'è stato Robson, c'è stato Cantona e c'è stato Owen.
Mancano due tasselli. Molto simili tra di loro, che uniscono Cantona e Owen. Il 1997 al 2009.
Il primo tassello si chiama David Beckham.
Presa la 7, dopo il ritiro di Cantona e dopo aver dato il 10 a Sheringham, Beckham compie l'ultimo passo verso la maturità calcistica. Divenendo idolo della folla e giocatore fondamentale nelle geometrie dell'allenatore, Sir Alex Ferguson.
Al Manchester vince tutto e si impone come uno dei più forti della sua generazione.
Dopo vari litigi con Ferguson, viene ceduto al Real Madrid. Ma tutti i tifosi Red Devils, avranno sempre un bellissimo ricordo di Becks.


Quando Beckham se ne andò, Ferguson trovò subito il suo sostituto. Non tanto nella posizione, quanto nell'immagine.
Nell'estate del 2003, arriva all'Old Trafford un certo Cristiano Ronaldo. Voleva il 28, come allo Sporting Lisbona. Ferguson si impunta e dice "Tu avrai il 7".
Detto fatto.
Allo United, Cristiano Ronaldo, diventa quello che tutti ammiriamo adesso. Un giocatore eccezionale, spinto dalla carica che tutto l'Old Trafford gli dava. Un leader unico. Facendo un discorso di tattica, con Ronaldo in campo, lo United giocava con un 9-1. Tutti a fare gioco di squadra, con Ronaldo che finalizzava.
Best disse che ci sono stati tanti giocatori segnalati come il nuovo lui, ma quando gli dissero di Ronaldo, disse che era un complimento per lui.
In fondo questo è Cristiano Ronaldo. Un giocatore assurdo. Da quando è a Madrid più di allora. Ma i fans dello United, non si son certo dimenticati del loro pupillo.


E arriviamo a Valencia, dunque.
L'anno scorso ha fatto una stagione praticamente fantastica. Guardiola disse che è l'ala più forte al mondo. Come dargli torto. Valencia allo United ha fatto tutto quello che si può pretendere: corso, coperto, iniziato l'azione, segnato, fatto assist. Tutto.
Speriamo che il peso del 7 non sia un problema. Ma, del resto, l'ha scelto lui. E ha detto che sarà un onore, mica un problema.


Nessun commento:

Posta un commento