martedì 4 giugno 2013

Ad una traversa dalla semifinale

Sono Asamoah Gyan, ho 24 anni e sono disperato. Perché? Provate a mettermi nei miei panni, provate a pensare come mi sento oggi. Non ho dormito, ho pianto tutta la notte. Non tanto per me, quanto per i miei fratelli africani che credevano in me. Dopo 120' tirati, ero stanchissimo, avevo dato tutto e avevo preso anche un po' di botte. E quando ho visto Suarez toccare il pallone con la mano ho pensato che era il mio momento. Avevo già calciato bene due rigori, vi ricordate? Alla prima con la Serbia e poi con l'Australia. Ho preso il pallone, allora, e sono andato sul dischetto. In un attimo ho sentito gli occhi e i sospiri non solo degli 84000 del Soccer City, ma di tutti i fratelli africani che avevano voglia di vivere, grazie a me, un momento storico. In quei secondi ho immaginato la gioia che avrei potuto regalare, le feste interminabili e il mio nome inciso per sempre nella storia del mio paese, del mio continente. Un peso eneorme! Ma ci pensate?! Ho solo 24 anni! E allora, quando ho preso in mano lo Jabulani, era pesantissimo, ho guardato la porta ed era microscopica e Muslera enorme. Ho preso un respiro e mi son detto: calcia forte fratello, buca la rete e poi urla tutta la tua gioia!
Ci ho provato, credetemi, ma purtroppo è andata come sapete: pochi centimetri più in su. Dopo il rigore ho pianto, ma ho anche pregato. Mi son detto: non è finita, adesso vinciamo ai rigori. E sono andato subito a battere il primo. E avete visto come l'ho calciato bene. Poi però i miei fratelli Mensah ed Adiah, non ce l'hanno fatta. Anche per loro lo Jabulani era pesantissimo. Ma io sono andato subito a consolarli, perché la colpa era tutta mia, bastava segnare il rigore giusto. Ricordo che quando ero in Italia, ascoltavo una canzone. Francesco de Gregori, mi sembra si chiamasse l'autore, che diceva che un giocatore non si giudica da come calcia un rigore... scusate, non ricordo bene le parole, mi comprenderete. Ma andatelo a dire ai miei compagni e ai milioni di africani che, per colpa mia, hanno smesso di sognare.
E poi che rabbia vedere quel capellone che ha avuto il coraggio di tirare il rigore decisivo facendo il cucchiaio. Io, quel coraggio, non l'ho avuto e non me lo perdonerò mai!
(Asamoah Gyan, attaccante del Ghana, dopo i quarti di finale dei Mondiali 2010 tra Uruguay e Ghana, vinti ai rigori dai sudamericani)


Uruguay in semifinale... ma forse, moralmente, il Ghana, la meritava di più!
(Maurizio Compagnoni, telecronista Sky)
Qualcosa di buono si trova sempre in mezzo alle mie robe di calcio. 

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