mercoledì 15 agosto 2012

Gunnar lo sconosciuto

Se sai giocare a calcio, lo saprai fare per sempre. Anche quando giochi nell'Aix, una squadra che non è neanche professionista. Ma lo è stata. Dal 1953 al 1974. In mezzo, c'è l'anno 1961. Il 9 aprile 1961, per la precisione.
Si gioca allo stadio Velodrome di Marsiglia. I padroni di casa ospitano l'Aix. Finisce 2a2. A siglare l'ultimo gol fu Gunnar Andersson, per l'Aix. Uno che ha fatto 187 gol in carriera... con la maglia del Marsiglia. Nessuno meglio di lui. Neppure JP Papin, fermo a 184.
Saffle. Questo il suo soprannome, che gli diedero quando giocava al Goteborg. Infatti, Andersson, era Svedese. Ma ci giocherà solo una stagione (1949/50), prima di andare in Danimarca per pochi mesi. Poi il trasferimento all'Olympique, dove vincerà il titolo di capocannoniere nel 1951/52 e anche la stagione successiva. Solo questi saranno i suoi premi.
Nel 1958, dopo otto anni, lascia l'OM, per andare al Montpellier. Ma ci rimarrà pochissimo. Giocherà due stagioni al Bordeaux, dal 1958 al 1960. Dunque il trasferimento all'Aix e i 10 gol in 28 partite. (Probabilmente) L'ultimo dei quali proprio al Marsiglia, quel 9 aprile 1961.
Poi l'anonimato e la chiusura di carriera nella sua città, all'Arvika. Ancora più nell'anonimato.
Si ritira a 36 anni, nel 1964. Per poi fare lo scaricatore di porto per i successivi cinque anni, prima che un infarto non lo stronchi a 41 anni. A quanto pare, stava andando al Velodrome per vedere il suo Marsiglia contro il Dukla Praga.
Magari non avrà vinto un Pallone d'Oro come JP Papin, ma dalle parti di Marsiglia è amato allo stesso modo. Come Del Piero alla Juve. O Meazza all'Inter. O Nordahl al Milan. O Mueller al Bayern Monaco. O Rush al Liverpool. O Charlton allo United. Perché? Perché lui è stato il migliore marcatore del Marsiglia, proprio come lo sono questi altri signori per le loro squadre.
E' nato ad Arvika, in Svezia, il 14 agosto del 1928 e ieri avrebbe fatto 84 anni. Se non fosse per un infarto che lo ha stroncato il 1 ottobre 1969.
Ciao Gunnar, i grandi marcatori non muoiono mai.



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