domenica 12 agosto 2012

Il "mio" piede di Friedenreich

C'è un racconto, che leggo almeno una volta al mese, di cui venni a conoscenza circa sei anni fa. Più o meno quando ho iniziato a capire cosa fosse questa grande invenzione dal nome "internet".
Il racconto si intitola "Il glorioso piede di Friedenreich". Parla di questo "raduno" in un cimitero, volto a commemorare il centenario della morte di Friedrich Nietzsche, uno dei più grandi filosofi del XIX secolo.
Detto della folla, viene spiegato chi c'era tra quella gente: professori, studenti, curiosi. Poi dice che in disparte c'è un gruppo di uomini vestiti uguali: pantaloncini, calzettoni, scarpe da calcio e la maglia numero 9. Quella dei centravanti. Ma come? Che c'entrano dei calciatori nel cimitero dove è sepolto Nietzsche. Beh, il tedesco aveva portato il concetto di "superuomo". E chi meglio dei centravanti può essere considerato super?
Si parla di tre attaccanti sconosciuti, che hanno segnato parecchi gol in una sola partita ai Giochi Olimpici. E alla fine di Gerd Mueller. E in mezzo, quello di cui vi voglio parlare oggi e da cui prende nome il titolo del racconto. Arthur Friedenreich.
Ho parafrasato tre pagine di racconto, scusate. Ma volevo farvi sapere come ho conosciuto questo ragazzo brasiliano. Sì, il nome non lo direbbe, ma era brasiliano.
Ho appena guardato la data di nascita. 18 luglio 1892. E mi è venuto in mente, che io lo scorso 18 luglio, stavo parlando con un mio amico (non so se lui se lo ricorda) di calcio. Aveva letto il post su Streltsov, da lì siamo finiti a Best. E poi mi ha chiesto: fai un post su Arthur. Gli dissi che non avevo tempo, perché il giorno dopo sarei partito. Ignorando del tutto, che era il giorno del suo compleanno. Ben 120 anni.
Quindi, adesso, caro Arthur, mi sdebiterò.


Già, El Tigre. Questo era il soprannome del calciatore con più reti all'attivo.
Ma come? Non era Pelé? Eh, lunga storia. Arthur ne ha fatti 1329, o 1239? Non si saprà mai.
Ma lasciamoli stare i gol. I tanti gol fatti da Freidenreich. Li lascio stare pure io, amante delle statistiche. Perché, proprio come nel caso di Pelé, questo giocatore è il simbolo di una nazione. Guarda caso, sempre il Brasile.
Bisogna passare oltre i gol, per arrivare AL GOL. 
Rio de Janeiro. Estádio das Laranjeiras, 29 maggio 1919. Si gioca lo
spareggio per decretare il vincitore del Campionato Sudamericano delle Nazioni. Non la voglio chiamare Copa America, perché c'erano solo quattro Nazionali.
Brasile-Uruguay. Una sfida che si ripeterà nel tempo e di cui vi ho già parlato. Ma qui l'esito fu diverso. Al 122' Arthur Friedenreich segnò il gol dell'1a0 e portò il Brasile, per la prima volta, sul tetto del Sud America.
Quello che successe dopo, è in pieno stile brasiliano. Festeggiamenti a non finire per le strade di Rio. E pure un ragazzo che correva, con lo sguardo orgoglioso e un cartello "Ecco il glorioso piede di Friedenreich".





Il resto è storia. In totale giocherà in 12 club diversi. Le presenze in Nazionale saranno 17, condite da 8 reti.
Il suo stile di vita era da uomo ricco. Sempre vestito elegantemente, anche per giocare. E solito bere cognac alla vigilia delle partite, fumava sigari costosi e frequentava i locali più in.
I suoi stessi compagni lo consideravano di un altro pianeta.
Perché alla fine, lui era veramente di un altro pianeta: quello dei superuomini.






Un grazie all'autore del brano da cui ho preso decisamente spunto.

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