venerdì 24 agosto 2012

Ciao Robert


Quando si è sfigati, lo si è fino alla fine.
A maggior ragione, se quella fine, decidi di farla arrivare te. Perché arrivi al punto in cui dici "basta".
Quando fai il portiere e ti preferiscono uno che subisce 14 gol in tre partite, capisci che c'è qualcosa che non va.
Quando inizi, finalmente, a muovere i primi passi nel Borussia Moenchengladbach, ma nessuno ti da fiducia, quando non ti rinnovano il contratto al Benfica, nonostante tu sia il capitano, capisci che sei stato preso di mira.
Quando arrivi al Barça ma ti sbattono via in Turchia, dove ti troncheranno alla prima occasione, per poi tornartene con la coda tra le gambe in Spagna, in seconda divisione, vuol dire che non sei bravo.
Ma poi, nel 2004, torni in Germania. Vai all'Hannover e conquisti presto il posto da titolare. Alla soglia dei 30 anni puoi dimostrare a tutti quanto vali. E vali tanto. Peccato che nessuno se ne sia mai accorto.
Diventi capitano pure qui. Sei uno dei migliori in Germania. Entri nel giro della Nazionale a 30 anni, nel 2007.
Ma ci resti solo due anni. Solo perché hai deciso di porre fine a tutto.
Fine ad una vita che ti ha visto sempre escluso e scartato da tutto e tutti. Fine ad una vita che ti ha portato via una figlia nel 2006. Fine ad una vita che ti ha portato a sei anni di depressione. Fine ad una vita che ti ha fatto realizzare il tuo sogno, quando ormai era troppo tardi.
Era il 10 novembre 2009. Ricordo la notizia ai tg, penso il giorno dopo. "Portiere tedesco si suicida sotto un treno". Ho pensato che fosse qualcuno di sconosciuto. In effetti era semi-sconosciuto qui in Italia, ma io lo conoscevo. E ci son rimasto malissimo, perché mi ricordo di come stesse facendo bene in quel periodo.
Ma ormai la depressione aveva preso il sopravvento. E tu ti eri arreso.
Oggi avresti fatto 35 anni e magari saresti il secondo di Neuer in Nazionale. Ma hai deciso che avevi altri programmi.
Ciao Robert!


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