lunedì 26 gennaio 2015

Alla fine son 200

Senza i momenti di pausa e riflessione, non penso che la vita sarebbe la stessa. Servono. Non c'è nient'altro da aggiungere: servono. Riesci a rimetterti a posto con te stesso, continuando sempre dritto per la tua strada. E allora, siccome i momenti di pausa nascono quando si fa effettivamente qualcosa, vi propongo questa storia, in modo da poter capire meglio il perché e il come io abbia deciso di imboccare questa strada. 

Ci sono delle tappe, nella vita di ognuno di noi, senza le quali non sapremmo nemmeno chi siamo e cosa vogliamo.


Lui è Adrian Mutu. È un ex giovane stella rumena, mai del tutto esplosa, che ha vissuto dei bei momenti nel campionato italiano, in particolare con le maglie di Parma e Fiorentina. In mezzo alla sua avventura italiana, trovò anche spazio per migrare in Inghilterra, al Chelsea. Giocò la stagione 2003/2004 e all'inizio di quella successiva venne trovato positivo alla cocaina. La società inglese lo licenziò, la FA lo multò con 20.000£ e ricevette una squalifica di sette mesi. Si rifece, tornando in Italia, alla Juventus, prima di riscoprirsi davvero grande alla Fiorentina. 
Qualche anno dopo, nel 2007, Francesco Flachi venne condannato a ventiquattro mesi di squalifica sempre per cocaina. Tornò nel 2009, ma il 19 dicembre dello stesso anno venne ancora trovato positivo. Stavolta i mesi di squalifica furono dodici e segnarono, di fatto, la fine della sua carriera.
Qualche giorno dopo, nel gennaio del 2010, Mutu venne ancora accusato di assumere sostanze dopanti e venne squalificato per altri nove mesi.
Al rientro dalla vacanze di Natale di terza media, la prof. di italiano ci assegnò un tema in classe. Io, grande amante di calcio, scrissi qualcosa su Mutu e Flachi e sulle loro carriere rovinate da queste sostanze. Avevo sempre preso 6 nei temi. Sempre. Quando la prof. consegnò i compiti, il mio fu uno dei più grandi sorrisi mai visti: presi 8! Il mio primo 8 in un tema. Lì, in quel gennaio 2010, iniziai a capire che forse il calcio poteva, anzi doveva, far parte della mia vita. 

Sono passati ormai cinque anni da quel giorno. Cinque anni completamente dedicati al calcio e all'approfondimento della mia passione. Poi, un giorno, qualcuno mi convinse a creare questo blog. E lo creai. Magari, sì, un po' per scherzo, per mettermi alla prova, senza sapere che ci avrei dedicato anima e corpo ogni giorno. E allora sì, che dopo un po', hai bisogno di una pausa, di un attimo di riflessione. Ti rimetti insieme e pensi al da farsi. Ci ragioni e poi dici che no, di smettere non se ne parla. Non se ne parla perché, in fondo, sarò pure un ragazzo timido e modesto, ma non sono di certo scemo, e i complimenti che mi fate li vedo, li sento, ma soprattutto li apprezzo; è grazie a voi che è nato questo blog ed è sempre grazie a voi che continua. Questo è il mio duecentesimo post, un bel traguardo, che senza quelle pause sarebbe potuto essere molto superiore; ma non sono una macchina, un computer che scrive tanto per. Tutti, me compreso, a volte, decidono di fermarsi. La differenza sta nello sfruttare a pieno i momenti di rilassatezza, per imparare sempre cose nuove. Le cose che scrivo qui, che dico, che racconto. Ho diciotto anni, gli ultimi sette li ho passati dedicandomi completamente al calcio. E sono davvero contento che, alla fine, questo non si sia rivelato tempo sprecato. Perché ad ogni "bravo", "hai talento", "sei forte", non nego di sentirmi orgoglioso di me stesso e questo è possibile solo grazie a voi. 

Grazie, Tuc

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