martedì 22 aprile 2014

Torres torna Niño nello stadio che lo lanciò

Era l'estate di sette anni fa e alla porta dell'Atletico Madrid bussò il Liverpool. Dall'Inghilterra si erano portati venti milioni di Sterline, più Luis Garcia. I Colchoneros ringraziarono e diedero il via libera al trasferimento Fernando Torres ai Reds. Dopo sette stagioni e una vita per l'Atletico Madrid, El Niño si preparava a lasciare il club che tanto aveva amato. Sin da bambino, sin da quando nella sua classe delle elementari ventiquattro alunni su venticinque tifano Real Madrid. L'altro, ovviamente, era lui, che tifava Atletico. Il suo sogno era giocare e diventare professionista proprio con questa squadra. Un sogno che prese piede nel 1995, quando, undicenne, venne accolto nelle giovanili. Solo cinque anni più tardi avrebbe fatto il suo esordio nella Segunda Division, per poi ottenere la promozione ed esordire nella Liga a soli diciotto anni. Un traguardo importante, ma che fu superato nel 2003, quando divenne capitano, appena diciannovenne. Quella squadra, però, ad un certo punto cominciò a stargli stretta e capì che i trofei sarebbero arrivati solo altrove. Decise di migrare in Inghilterra, al Liverpool. Ben presto divenne uno degli attaccanti più forti del pianeta, raggiungendo quota cinquanta gol in Premier League in appena settantadue presenze, un record per la società. Intanto arriva anche la chiamata per l'Europeo del 2008. Un titolo che manca alla Spagna dal 1964. L'armata di talenti iberica fa fuori tutti e in finale è proprio un gol di Torres a stendere la Germania e a riportare la Spagna sul tetto d'Europa. Il 2008 si chiude in bellezza, con il terzo posto nella classifica del Pallone d'Oro e del FIFA World Player. Al Liverpool continua a segnare con una continuità disarmante, ma i trofei vinti sono ancora zero. Mentre con la Spagna, nel 2010, arriva il titolo di Campione del Mondo, il primo nella storia delle Furie Rosse. Nel gennaio del 2011 arriva l'offerta assurda del Chelsea, che mette sul piatto cinquanta milioni di Sterline per assicurarsi l'attaccante spagnolo. L'avventura con i Blues si rivela un flop totale. Torres non riesce più a giocare ai livelli di Liverpool e Madrid e finisce sempre più nel dimenticatoio. Nel 2012, comunque, arrivano i primi trofei. Prima la FA Cup, ai danni della sua ex squadra, il Liverpool. Due settimane dopo, il Chelsea conquista la prima Champions League della sua storia, battendo il Bayern Monaco ai rigori. In entrambi le occasioni, però, è Didier Drogba l'eroe, mentre per Torres c'è giusto lo spazio per fare qualche comparsa. Agli Europei del 2012 la Spagna si riconferma campione e Torres è capocanonniere del torneo con tre gol, ma la forma migliore è ormai lontana. L'anno dopo si riscatta in Europa League, trascinando i Blues con sei gol in nove partite alla loro prima affermazione nella competizione. In questa stagione la musica non cambia e si conferma ancora al di sotto degli ormai lontani standard di Liverpool. Questa stagione, però, rimarrà nel cuore del Niño, perché proprio stasera tornerà nello stadio da dove era partito: il Vicente Calderon di Madrid, casa dell'Atletico. Il destino, infatti, ha messo difronte la squadra di Simeone alla squadra di Mourinho, rievocando bei ricordi nella mente di Torres. Gli anni ormai sono trenta e quel bambino prodigio è cresciuto, lasciando i prodigi ad altri, ma almeno per una notte Torres tornerà El Niño, quello che fece impazzire i tifosi dei Colchoneros per sette anni. Quello che si sa che, prima o poi, tornerà a casa. In fondo, quello di sette anni fa, è stato solo un arrivederci. 


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