mercoledì 23 aprile 2014

Però così i dirigenti rovinano le squadre

Ho deciso di parafrasare un mio pensiero del 5 marzo 2013: avevo parlato di come Manchester United-Real Madrid, gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions League, fosse stata condizionata dall'arbitro turco Çakır. Ancora non si sapeva, ma sarebbe stata l'ultima partita di Sir Alex Ferguson nella coppa più prestigiosa. Di lì a due mesi, Sir Alex avrebbe lasciato spazio ad un altro allenatore sulla gloriosa panchina del Manchester United, un club che ha sempre avuto pazienza, con tifosi che hanno sempre supportato il proprio tecnico, indifferentemente dai risultati sul campo. Pareva quasi che la squadra inglese fosse rimasta cinquant'anni indietro nel tempo, ferma forse ancora a Matt Busby e a quell'epoca in cui il calcio era uno sport con sani valori morali. Forse è proprio per questo che David Moyes, l'uomo che ha avuto l'ingrato compito di sostituire la leggenda vivente di Ferguson, sembrava l'uomo giusto: anche lui di Glasgow, anche lui da tanti anni nella stessa squadra (undici all'Everton) e anche lui rivale del Liverpool. Il contratto, poi, non lasciava dubbi: sei anni e una fiducia, di conseguenza, incondizionata. Quasi a dire: ti lasciamo carta bianca, prenditi il tuo tempo e poi si vedrà. Così è stato per Sir Alex, così sarebbe stato per Moyes. Già, peccato che il due volte campione d'Europa, arrivò allo United nel 1986, quando il calcio era ancora veramente uno sport e quando loro, i dirigenti, non si lasciavano influenzare dagli altri, i tifosi, e da quelli, i soldi. 
Ventisette anni sono un'eternità e nel frattempo il calcio è completamente cambiato. Un club, però, sembrava non essere cambiato: il Manchester United. È la squadra più titolata di Inghilterra e gran parte dei trofei li deve proprio a Sir Alex Ferguson, un uomo che ha preso un gruppo alla deriva e nella zona retrocessione, portandolo a vincere tutto. Sì, però il primo trofeo è arrivato dopo quattro anni di attesa. La dirigenza, quindi, è stata paziente. Ed è stata ripagata. È per questo che il Manchester United è diventato il Manchester United: con la pazienza, con l'onestà di dire "si può migliorare, ma c'è bisogno di tempo". Un bisogno, quello del tempo, che forse Moyes aveva ancora più di Ferguson. Un bisogno, però, sempre meno soddisfatto nel calcio moderno, dalle società di oggi. È così che gli esoneri aumentano a dismisura e i progetti duraturi nel tempo svaniscono nel nulla, figli di una mentalità ormai troppo arretrata. 

Nell'Enciclopedia Treccani, si trova: capro espiatorio: l'essere animato (animale o uomo), o anche inanimato, capace di accogliere sopra di sé i mali e le colpe della comunità, la quale per questo processo di trasferimento ne viene liberata. Nel calcio il capro espiatorio è sempre lui, l'allenatore. Lo è in una società normale, figuriamoci nel Manchester United del dopo Ferguson. La squadra va male: colpa di Moyes. La squadra vince, ma gioca male: colpa di Moyes. La squadra non gioca: colpa di Moyes. Era sempre la solita storia. Dietro questa stagione assolutamente da dimenticare, invece, la colpa era anche di altri. Sarà pur vero che Moyes non è riuscito a dare la propria impronta, ma è anche vero che alcuni dei giocatori simbolo della scorsa annata, quella della Premier League dominata, erano ormai alla frutta. Già, perché questi erano (e sono, ancora per qualche settimana) i campioni di Inghilterra in carica. Una squadra che ha dominato lo scorso campionato, lasciando le briciole agli altri. La colpa, di conseguenza, viene data all'allenatore. E invece no, perché quando giocatori del calibro di Nemanja Vidic, Rio Ferdinand, Michael Carrick, capiscono, quasi da un giorno all'altro, di non aver più nulla da dare a questa squadra, l'allenatore ha poche colpe. Anzi, l'unico peccato di cui lo si può accusare, è quello di non essere un grandissimo allenatore. Come Vittorio Pozzo, per dirne uno, che alla vigilia dei Mondiali del 1934 riesumò il grande Giampiero Combi da un bar, per portarlo a vincere la rassegna iridata. Ci sta, quindi, non essere un grandissimo, perché uno come Pozzo passa una volta ogni cento anni, figuriamoci uno come Ferguson. Quindi, David Moyes, è solo da applaudire, perché sfido qualsiasi altro tecnico a far meglio di quanto abbia fatto lo scozzese. La qualità della squadra era alta, sia chiaro, il budget per rifondare la squadra pure, ma quando sono gli stessi giocatori ad abbandonarti, qualcosa andrà comunque storto. Soprattutto quando hanno ormai passato gli anni migliori della loro carriera (alcuni) e quando non si impegnano (altri).

Moyes lo sapeva che sarebbe stata una missione impossibile far andare tutto per il verso giusto sin da subito, anche quando la benedizione arrivava direttamente da Sir Alex Ferguson. Uno che è riuscito a comandare non solo la squadra, ma tutta la società. Lui è stato il vero boss del Manchester United. È stato lui a decidere le sorti del club nell'ultimo quarto di secolo. E questa è una cosa che non è più possibile oggigiorno, perché persone così, adesso, sono scomode. Moyes, quindi, è stato quasi illuso dalla società. Illuso da quel contratto pluriennale che gli garantiva una certa serenità. Illuso da un gruppo di tifosi che lo avevo accolto come "The Chosen One", il prescelto. Invece questa cosa gli si è ritorta contro e dopo le prime difficoltà, anziché supportarlo, gli hanno girato le spalle. A lui e alla squadra. "Moyes out" gridavano i "fan". Un coro che è stato l'inno di una stagione tremenda. Un coro, però, non condiviso da chi per lo United farebbe, e ha fatto, di tutto. Gente come Gary Neville, che anche dopo l'esonero ha preso le parti di Moyes. Gente che ha lo United nel sangue e sa cosa voglia dire fare parte del Manchester United, far parte di una società diversa, che ha fatto dell'essere unica il proprio marchio di fabbrica.
È un esonero che fa male: a Moyes, alla squadra, al marchio del club e a tutti quei tifosi che speravano che le cose sarebbero migliorate, con Moyes in panchina. Il Manchester United, ieri, è diventato come tutte le altre squadre. Una squadra normale. Non che ci sia nulla di grave, ma forse era proprio per questo che le persone nel mondo avevano cominciato a supportare questo club. Proprio per il fatto di essere diverso, unico. Proprio per questo ai tifosi non è mai andata bene la dirigenza americana della famiglia Glazer. Proprio per questo è stato fondato il Football Club United of Manchester, una nuova squadra costruita dai tifosi che i Glazer non li digerivano proprio. Sono passati ormai nove anni, era il 2005. Nel frattempo la squadra è cresciuta, sia a livello sportivo che di tifosi. E sono sicuro, che dopo questa brutta faccenda, il numero di fans cresca. Perché dalle parti di Manchester sanno che i gentlemen del calcio non si trattano così. E Moyes fa parte di quel gruppo di gentlemen, ultimamente troppo bistratti, del calcio di adesso. 

Concludo citando Bill Shankly, storico allenatore del Liverpool, giusto per far capire che il calcio, in Inghilterra, lo hanno sempre visto in modo diverso, tutti: «In una squadra di calcio c'è una Santa Trinità: i giocatori, il tecnico e i tifosi. I dirigenti non c'entrano. Loro firmano solo gli assegni.»


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