venerdì 7 marzo 2014

Il più grande calciatore che non avete mai visto

Di solito, nell'immaginario collettivo, i più grandi calciatori della storia del calcio sono due: Edson Arantes do Nascimento, meglio noto come Pelé, e Diego Armando Maradona. Due tra i più influenti numeri 10 del XX secolo, che hanno scritto pagine importanti di Brasile e Argentina. A questi, si potrebbero affiancare, anzi si dovrebbero affiancare, altri grandi nomi: Johan Cruijff, Michel Platini, Alfredo Di Stéfano, Marco Van Basten e altri ancora. Uscendo da quell'immaginario collettivo di cui vi parlavo e mettendomi in prima linea, escluderei a priori Maradona. E non sarei l'unico. Le preferenze sono preferenze, sia chiaro, ma c'è un altro giocatore che dal 1963 al 1970 è stato "il migliore al mondo", usando le parole dello stesso Pelé: George Best. Se ne andrà dal Manchester United nel 1974 e proprio in quegli anni, quelli del declino, si affacciava nelle serie minori inglesi "l'altro George Best". Ora qui la storia cambia: da Di Stéfano a Van Basten, sono passati tanti grandi campioni e, in un modo o nell'altro, abbiamo avuto la possibilità di ammirare le loro gesta. All'inizio degli anni '70, invece, iniziava la carriera di un calciatore che sarebbe ben presto andato nel dimenticatoio. Un giocatore dal grande talento, è vero, ma inglese. E voi sapete che i sudditi della Regina hanno un difetto: l'alcool, a cui si aggiungono tante altre cose. Quando hai talento e riesci ad abbinarlo alla ragione e alla buona volontà, arrivi in prima divisione e tutti si accorgono di te. Quando hai talento, ma lo sprechi rovinandoti la vita, la prima divisione la vedi con il binocolo e il tuo provino per una squadra dilettante si chiama riformatorio. Ma se andate dai tifosi del Reading e chiedete il nome del loro calciatore del millennio, vi risponderanno in coro: Robin Friday. 


La sua storia parte da Acton, un quartiere difficile di Londra, nel 1952. Sin da piccolo mostra un incredibile potenziale calcistico, ma Crystal Palace, QPR e Chelsea gli sbattono la porta in faccia: un carattere troppo sopra le righe gli preclude qualsiasi chance di giocare con i grandi. Decide quindi di lasciare la scuola e di iniziare il lavoro di muratore a 15 anni. L'anno dopo finisce in riformatorio, dove gioca per la squadra della prigione: è diverse spanne sopra gli altri ed ottiene il permesso per allenarsi con le giovanili del Reading, che ovviamente poi lo rispediscono indietro. A 19 anni trova posto nella squadra di dilettanti del Walthamstow Avenue. Ci rimane pochissimo, giusto il tempo di essere notato dall'Hayes, dove mette in mostra tutto il suo repertorio: sia dentro che fuori dal campo. Alcolizzato, drogato e donnaiolo: Friday non se ne fa mancare una. Resta qui tre anni, ma prima di andarsene, affronta il Reading in FA Cup: il manager Charlie Hurley viene colpito dall'estro di Friday e decide di portarselo con sé. 



È il 1973, Robin ha solo 21 anni e finalmente è arrivata la prima grande chiamata. Il suo esordio è tardivo, a causa della sua troppa foga agonistica durante gli allenamenti, che ne comporta un allontanamento dalla squadra. A quel punto, però, la situazione del Reading è critica e Hurley decide di buttarlo nella mischia e Friday non delude le aspettative: incredibilmente forte in campo, "stupefacente" fuori. Nella stagione 1975/76 si rivela fuoriclasse assoluto della quarta divisione inglese, mettendo a segno 21 gol in 44 partite e trascinando da solo il Reading alla promozione. A metà della stagione dopo, però, viene cacciato e trova posto nel Cardiff City in seconda divisione. Qui ritrova il Chelsea, che lo aveva scartato circa dieci anni prima, che riuscirà ad arrivare secondo ed essere promosso, insieme al Wolverhampton primo e al Nottingham Forest di Brian Clough terzo. In mezzo a quelle 22 squadre c'era anche il Fulham di Bobby Moore, il leggendario capitano dell'Inghilterra campione del mondo. L'esordio avviene proprio contro i Cottagers: Friday segna due reti e ridicolizza Moore, che si becca pure una celebre strizzatina di testicoli. Il resto è il solito copione: alcool, droga e donne. L'ultimo highlight della sua breve carriera arriva il 16 aprile 1977: dopo vari scontri, colpisce il portiere del Luton con una scarpata in faccia. In un momento di ragione, decide di scusarsi e porgere la mano, ma il suo avversario lo ignora e passa subito la palla ad un difensore. A quel punto Friday corre come un dannato, recupera palla, arriva in area, mette a sedere il portiere, segna ed esulta con le dita a V, che nei paesi anglosassoni sta ad indicare una parola che inizia appunto per v e finisce affanculo. 


La stagione dopo la inizia, ma non la finisce. Dopo sole due partite, decide di ritirarsi il 20 dicembre del 1977, a soli 25 anni e con alle spalle una carriera mai totalmente iniziata e rimasta incompiuta. Il Brentford e il Reading proveranno a rimetterlo in squadra, ma sarà tempo sprecato. Leggendario il rifiuto alla sua ex squadra: quando l'allenatore gli chiede di mettere la testa a posto, per poter arrivare anche in Nazionale, Friday gli chiede l'età e risponde "Ho la metà dei tuoi anni e ho già vissuto il doppio di te". Si ritira quindi ad Acton, dove viene trovato morto il 22 dicembre del 1990 a causa di un overdose, a soli 38 anni. 
La sua carriera è durata solo quattro anni, dal 1973 al 1977, ma in questa breve parentesi è riuscito ad imporre il suo gioco e ad entrare nel cuore di tutti quelli che sono riusciti a vederlo, che difficilmente riusciranno a dimenticare un giocatore così. Sfrenato e fuori le righe, ma con un grande talento che, in un modo o nell'altro, ha sempre messo in campo. A lui non importava giocare, a lui importava prendere la palla, scartare tutti e segnare. A lui importava semplicemente essere Robin Friday, il più grande calciatore che non avete mai visto.

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