mercoledì 8 ottobre 2014

Noi contro noi; voi contro voi

Günter Grass
“Le cui licenziose fiabe ritraggono la faccia dimenticata della storia". È questa la motivazione con cui hanno assegnato, nel 1999, il Premio Nobel per la letteratura a Günter Grass, scrittore tedesco nato a Danzica nel 1927. L'ultimo anno del '900, pubblicò un libro intitolato "Il mio secolo", una raccolta di cento brani che, anno per anno, raccontano la storia del XX secolo. Un affascinante ritratto degli avvenimenti culturali e sociali che hanno caratterizzato, nel bene o nel male, la Germania e il mondo intero: dalla Prima Guerra Mondiale, alla caduta del Muro di Berlino; da Hitler, al disastro di Chernobyl; dal Campionato Mondiale di Calcio del 1954, a quello del 1974. Già, perché anche in un libro scritto da una persona insignita del Nobel, il calcio c'entra sempre; soprattutto se quei due Mondiali li ha vinti la Germania. Certo, ma quale Germania? L'Ovest, ovviamente. Quella ricca, quella benestante, quella dove tutto va bene. Succede, però, che nel 1974, nei Mondiali della Germania Ovest, ci sia un'incredibile partita Germania contro Germania. Ovest contro Est, ricchi contro poveri, campioni contro scarsoni. Attenzione, però, perché si tratta pur sempre della stessa nazione. E allora, per chi tifare? È una domanda che si pone lo stesso Grass, ma è una domanda a cui, in fondo, hanno cercato di dare una risposta tutti i tedeschi. La risposta ha un nome e un cognome: Jürgen Sparwasser. È il centrocampista del Magdeburgo che va forte nella DDR: campionato e Coppa delle Coppe nel 1974. È anche il centrocampista della Germania Est che vince le Olimpiadi nel 1972. È anche il giocatore tedesco che segna alla Germania, nel Mondiale casalingo. È la risposta a quella domanda: per chi tifare? Semplice, per la Germania. Quale? L'unica che c'è: quella unita. 
Grass lo menziona nel suo secolo, ma in realtà, il vecchio Sparwasser dovrebbe essere nella memoria di ogni tedesco: di ieri e di oggi. Di quelli che hanno vissuto ad Ovest, di quelli che hanno vissuto ad Est e di quelli che vivono, oggi, nella Germania unita; ma soprattutto, deve rimanere nella mente di chi all'Est e all'Ovest non ci ha mai seriamente pensato, perché dall'altra parte, ha sempre saputo che ci stavano altri tedeschi. Non gente estranea, ma gente che condivideva tutto con la tua cultura. 

Jürgen Sparwasser
Quella partita, però, si giocò. Era il 22 giugno 1974. Lo stadio il Volksparkstadion di Amburgo. Le persone circa 60.000, di cui 8.000 arrivate dall'Est, con un permesso speciale, ovviamente. Già, perché il Muro era ancora in piedi e passare da una parte all'altra era... beh, non era. Semplicemente, non era. Come non fu quella partita. La Germania Ovest, ricca di talenti, non riusciva a venire a capo di una faccenda che, almeno sulla carta, non avrebbe dovuto dare grossi grattacapi. Invece arrivò la sorpresa. Al 78' Hamann, da metà campo, fa partire un bolide che taglia la trequarti dell'Ovest e trova Sparwasser: il pallone gli rimbalza davanti, lui chiude gli occhi, gira la testa come a ripararsi e impatta perfettamente la sfera. Quando li riapre, il povero Höttges viene completamente mandato fuori tempo, Sparwasser lo supera, rinviene Vogts, esce Maier, ma ormai il destino è segnato: il centrocampista del Magdeburgo scaglia un bolide nella porta della Germania... e manda avanti la Germania. Beckenbauer urla, a gran voce, che non è successo niente. In realtà è successo tutto. Il risultato rimarrà quello: Germania-Germania 1-0. E non è solo l'Est ad aver battuto l'Ovest. No, erano i tedeschi in generale ad essersi resi conto che quelli che chiamavano "loro", non erano nient'altro che un unico "noi". Il Muro sarebbe stato abbattuto solo quindici anni dopo, ma il primo mattone fu distrutto quella sera del 1974. E Grass lo sa bene.
Sparwasser anticipò tutto e tutti. Nel 1988, in occasione di una partita di beneficenza disputata nell'Ovest, portò tutta la sua famiglia dall'altra parte. Fu etichettato come un traditore da chi in lui aveva visto un eroe nazionale, dell'Est ovviamente. Un simbolo per dire che, almeno per una volta, gli orientali avevano avuto ragione degli occidentali. A lui, però, di queste cose importava poco. Lui si sentiva tedesco, come la maggior parte dei suoi connazionali. 
Fece fare un passo in avanti, quando ancora si era troppo indietro. Disse che «Prima chi sventolava una bandiera tedesca era considerato un militarista, ora è visto solo come un tifoso. Un bel passo in avanti, non vi sembra?» Dovette aspettare ancora un anno, il 1989, affinché quel Muro che aveva iniziato ad abbattere lui, venisse finalmente raso al suolo. Nel 1990 tornò la Germania unita, l'unica che ha ragione di esistere. Senza Est e senza Ovest. 

Il gol di Sparwasser (da sinistra a destra): Sparwasser, Höttges, Vogts e Maier

Sparwasser voleva solo fare l'insegnante, ma fu obbligato a fare il calciatore. E da calciatore è entrato di diritto nella Storia, con la S maiuscola, del XX secolo. Non solo di Grass, non solo della Germania, ma di tutto il mondo. 
Questa non è una fiaba, non ritrae la faccia dimenticata della storia, perché questa storia non può essere dimenticata. D'altra parte, io non sono Grass, non ho vinto il Premio Nobel e, quindi, dovete accontentarvi di questo breve racconto su un uomo che fu un anticipatore dei tempi. E che per questo sarà sempre ricordato.

(Prendendo ispirazione dal libro "Un calcio alla storia")

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